Chi siede da 15 anni tra i banchi del Consiglio comunale si faccia da parte. Oppure siano i vastesi a mandare a casa chi da troppo tempo ci mette la faccia. Nel periodo in cui si parla ogni giorno di rottamazione dei politici, Davide D’Alessandro (Futuro e libertà) chiede un passo indietro ai consiglieri comunali in carica da oltre un decennio.
“L’ansia da rottamazione che sta investendo, dopo le automobili, anche la politica italiana può persino apparire eccessiva ma, al punto in cui siamo arrivati, è sacrosanta e inevitabile”, afferma D’Alessandro.
“Non sono in discussione gli anni di una persona, ma gli anni che l’hanno vista candidarsi, essere eletta, ricoprire cariche, accumulare legislature a tutti i livelli istituzionali. È ora di salutare, di andare, di mollare la presa. Vedo che anche a Vasto si segue con interesse il dibattito nazionale sulle rottamazioni, ma nella nostra città non c’è da rottamare? Sono certo di sì, assolutamente sì, ma con quale criterio? Premesso che non può essere una questione né di stipendi né di vitalizi, essendo il gettone del povero consigliere comunale soltanto di 39 € lordi, non c’è dubbio che dalle prossime elezioni i cittadini vastesi si aspettino una rigenerazione della classe politica locale. Direi che tre legislature, 15 anni, sono più che sufficienti per essere ringraziati di aver dato il proprio contributo alla crescita (o alla caduta) della città, sia dagli scranni della maggioranza che della minoranza.
I consiglieri comunali in carica dal 2001, o anche da molto prima del 2001, farebbero bene a lasciare il passo ai tanti giovani, donne e uomini, o anche ai tanti anziani che vogliono cimentarsi per la prima volta con l’amministrazione della propria città, magari accompagnati soltanto da chi proviene dalle elezioni del 2006 e del 2011, senza possibilità di deroghe. A dire il vero io sarei per due legislature e stop, ma forse un pizzico di esperienza in più, fino a tre, non guasta. È un invito che rivolgo ai partiti, agli eventuali movimenti civici, a tutti coloro che hanno a cuore il ricambio delle energie politiche cittadine. Ma è anche un invito agli elettori, che hanno la possibilità, con il voto, di non scrivere più il cognome di chi ha messo le radici, di chi non vuole proprio mollare. Il pesce, dopo un po’, puzza. La faccia, dopo 15 anni e oltre, peggio”.