Anche se ha giocato a Vasto solo tre anni, Carlo Gaeta è tra gli ex che i tifosi non hanno dimenticato e anche lui non ha dimenticato la nostra città, tappa importante e ricca di emozioni per chi ancora oggi a 47 anni è felice di ricordarla e riviverla insieme a noi. Tra i primi a giocare per la Vastese dopo il cambio di denominazione da Vasto 82, erano gli anni di Fiorillo, Castignani, Paolucci, Vecchiotti, Bellandrini, Castorani, Luigi Baiocco, ai quali in seguito si sarebbero aggiunti Scotini, Naso, Giancamilli, Di Giulio, Acanfora, Carpineta e Cosco, oltre ai giovanissimi Lemme, De Filippis, Massimo Baiocco e Naccarella. Insieme a loro ha contribuito a riportare la squadra tra i professionisti, partendo proprio dalla Promozione, anche se all’epoca non c’era l’Eccellenza. Ci auguriamo che il suo racconto sia di buon auspicio.
Quando e come è iniziata la sua avventura in biancorosso?
Sono arrivato a Vasto nella stagione 1987/88 in Promozione, dopo la retrocessione e il cambio di nome da Vasto 82 alla mitica Vastese. Mi chiamarono il presidente di allora, Mario Tenaglia, il grandissimo avvocato De Mutiis e il mister Renzo Rossi. Provai una grande emozione e quando parlai con loro l’impressione fu molto positiva.
E poi com’è andata?
Quando iniziammo a giocare c’era un po’ di diffidenza e di delusione a causa della retrocessione dell’anno precedente, ancora fresca, ma sin da subito si creò un grande feeling con tutta la tifoseria. Sono rimasto a Vasto per tre stagioni, non ho dubbi, sono state le più belle ed emozionanti della mia vita calcistica, mi sono trovato benissimo, Vasto per me e una seconda casa, sia per il calcio che per le splendide persone che ho avuto il piacere e l’onore di conoscere. Ho ancora molti contatti sopratutto grazie a Facebook.
Furono delle stagioni piene di successi.
Penso che in quei tre anni la squadra e la società abbiano ottenuto dei risultati straordinari, abbiamo vinto due campionati e raggiunto un secondo posto, con circa 150 punti e c’erano ancora i due punti per la vittoria, ma sopratutto avevamo creato una squadra e un gruppo magnifici, c’era tra noi e i tifosi un feeling incredibile, era tutto un grande gruppo, tutti insieme. Non so se potevo ottenere di più, ma sono sicuro che da Vasto non me ne sarei mai voluto andare.
Poi però dopo tre anni è andato via, come mai?
Perchè non rientravo nei piani del nuovo mister Tony Giammarinaro, la società mi voleva confermare e ricordo che raggiunsi velocemente l’accordo per un biennale con quella splendida e competente persona dell’avvocato De Mutiis, ma il no del mister fu convinto e allora accettai Castel di Sangro.
Chi è il più forte con cui ha giocato?
Non so, ho giocato con tanti giocatori forti, ma preferisco a livello personale dire quali sono stati i più importanti per la mia crescita calcistica e anche umana: Antonio De Santis e Massimo Vecchiotti, a loro devo tantissimo, mi hanno preso, mi hanno fatto crescere e mi hanno insegnato tanto.
Qual è il migliore allenatore che ha avuto?
Senza dubbio Renzo Rossi, un grandissimo, a livello tattico, tecnico, ma sopratutto umano.
Che calcio era quello della sua epoca?
Il nostro era un calcio forse più familiare, probabilmente noi giocavamo per la maglia che indossavamo, ma credo che anche oggi ci siano dei ragazzi che abbiano questi valori.
Oggi dove vive e di cosa si occupa?
Vivo a San Nicandro Garganico, in provincia di Foggia, dirigo un centro medico polispecialistico e alleno in Promozione, la Sanseverese. Ho iniziato nel mio paese in terza categoria e in tre anni siamo arrivati in Prima, poi sono passato a Vieste sempre in Prima e quest’anno sono a San Severo.
Torna a Vasto ogni tanto?
Ogni tanto quando posso ritorno anche per poco, passo sempre a salutare Tony il Calipso, in quegli anni era per noi un rifugio e un posto dove ci ritrovavamo spessissimo.
Si è fatto un’idea su quanto accaduto al calcio cittadino?
Seguo sempre e sono informato, penso una sola cosa: Vasto deve ritornare ad occupare un posto nelle categorie superiori che gli appartiene per storia, competenza e soprattutto per una tifoseria che ama in modo viscerale la squadra della sua città.
Chiudiamo con un ricordo o un episodio particolare di quegli anni che vuole raccontare.
Di episodi e di aneddoti ce ne sono tanti, quelli più forti sono legati a tre momenti: la vittoria al fotofinish con i rivali storici del Termoli, una soddisfazione immensa, il ritorno in C dopo 10 anni, partendo da una retrocessione in Promozione, indimenticabile. L’emozione più grande, che ricordo ancora in modo chiaro, è relativa all’amichevole Vastese-Castel di Sangro, concordata per il mio passaggio al Castello, fui sostituito a 15 minuti dal termine e uscii dal centrocampo, mi avviai verso gli spogliatoi facendo il giro intorno al campo, passando sotto la tribuna, i distinti e la mitica curva, iniziai a sentire gli applausi del pubblico, alzai la testa e vidi la gente che era in piedi e mi applaudiva, arrivai sotto la curva dove partì anche il coro che mi cantavano, mi misi a piangere per l’emozione fortissima che provai. Solo a Vasto potevo vivere questo tipo di ringraziamento per le mie prestazioni e a distanza di tanti anni devo dire che sono io che ringrazio voi per tutto quello che mi avete dato a livello calcistico e a livello umano. Vasto e la Vastese rimangono e rimarranno sempre nel mio cuore e sempre forza Vastese. Grazie anche a voi per avermi dato la possibilità di vestire, anche se solo con splendidi ricordi, ancora la mitica maglia biancorossa. Mando un grande saluto a tutti.