“Noi prima siamo uomini e dopo giocatori”. Un verso di Gianni Morandi, nella canzone “L’allenatore”, che calza a pennello come descrizione di Daniele Avantaggiato. Giovane, per la sua giovane età, 23 anni, ma uomo, per il suo percorso di vita, che lo ha portato a fare scelte importanti. Daniele è un Atleta di Cristo, una comunità che in tutto il mondo raccoglie tra le sue fila sportivi e in particolare calciatori, anche molto famosi. Abbiamo trovato in rete un cortometraggio, “Life” (clicca qui) di cui è protagonista. E’ lo spunto per una chiacchierata sulla sua vita.
Da dove nasce questo cortometraggio?
E’ nato da un’idea mia, di Gioele Cicchini, che ne ha curato la regia, e Jonathan Greco, che ha realizzato la colonna sonora. Volevo fare da tempo un cortometraggio a sfondo evangelistico, e insieme abbiamo messo su il progetto. E’ stato girato in due giorni, con pochissimi mezzi a disposizione.
Quanto c’è di autobiografico nel racconto?
Non è una storia personale. Diciamo che parla di una persona normale, che un giorno scopre di avere poco tempo di vita e in questo poco tempo cerca di capire il senso della vita. Credo che quando veniamo messi davanti alla morte tutti noi ci facciamo delle domande e ci chiediamo tante cose sul dopo, sul senso della vita. Nel corto si vede un flashback in cui a questo ragazzo viene regalata una Bibbia da un amico. Lui l’aveva buttata in macchina ma, proprio mentre pensava di farla finita, la ritrova e inizia a leggerla. Da lì qualcosa tocca il suo cuore e decide di affidare la sua vita al Signore. Questo era ciò che volevamo comunicare, speriamo di esserci riusciti!
Hai detto che non è autobiografico, ma nel corto sembra di scorgere quella che è stata la tua esperienza di vita.
Di vissuto mio, a livello pratico c’è poco. Ma a livello generale c’è tutto. Io sono una persona che ha scelto di seguire il Signore, che ha scelto di voler vivere la sua vita per Gesù. Lo scopo del video è quello di far conoscere agli altri quello che io ho conosciuto nella mia vita. Sotto il punto di vista del messaggio c’è tutto, perché il messaggio di Salvezza è uguale per tutte le persone. C’è chi ci arriva dopo un incidente o un evento triste, chi facendosi semplicemente delle domande, chi dopo aver parlato con una persona che gli ha parlato di Dio. Ma il messaggio è sempre lo stesso: che Gesù è morto per i nostri peccati, donandoci la vita eterna. Questo è il Vangelo ed è quello che il Signore ha comandato a noi cristiani di fare: andare e proclamare il messaggio di Salvezza. Ci sono poi tanti modi per farlo. Ad esempio io canto anche nella mia Chiesa, sto pensando anche di fare un cd con dei brani scritti da me per diffondere questo messaggio.
Tempo fa, in un intervista con il collega Antonio Del Borrello, raccontavi delle tue prime esperienze con gli Atleti di Cristo. Come ti trovi?
Ho avuto la fortuna di conoscere uomini veramente speciali, che mi hanno dato tanto. Posso dire veramente che sono parte della mia famiglia, ci sentiamo frequentemente, ci scriviamo. Io sono felicissimo di far parte degli Atleti di Cristo e spero che questo rapporto con loro possa continuare nel tempo.
Tra i tuoi compagni di squadra attuali o passati c’è qualcuno che si avvicina a te per conoscere maggiormente questa tua esperienza di fede?
Domande ne fanno in tanti, ma non c’è qualcuno in particolare. Però c’è qualcuno con cui capita di trascorrere delle serate e parlarne più spesso. Ad esempio Triglione e Napolitano che giocano con me e l’anno scorso sono venuti al mio battesimo.
Lo spogliatoio di una squadra di calcio è sempre un ambiente un po’ goliardico. Capita che si facciano battute?
Battute ce ne sono, all’interno e anche fuori, ma è normale. Poi le battute si prendono con spirito. Però devo dire che c’è molto rispetto, sia da parte mia verso gli altri, perché non sono il religioso di turno che sta lì ad etichettare, che da parte degli altri verso di me.
Da “grande” cosa farai?
A me piacerebbe tanto fare l’allenatore, è una cosa che sento dentro. Però vivo abbastanza alla giornata, per il momento. In ambito spirituale mi piacerebbe servire il Signore, non so come. Per ora, come ti dicevo, sto cantando nella mia Chiesa. Potrebbe anche essere un ambito di cui mi occuperò domani.
Parlando di calcio. In estate hai ricevuto altre offerte oltre a quella della Vastese?
C’erano stati altri colloqui. Però il mio cuore, dopo la promozione del 2009 è rimasto legato a questa città. Fare un’Eccellenza o una serie D che non mi stimolano abbastanza, non mi interessa. Perché una volta presa la decisione di “lasciare” il calcio professionistico, dopo le difficoltà di Gela, io non vedevo l’ora che rinascesse la Pro Vasto o la Vastese, per giocare nella squadra della mia città e poter provare a riportare il calcio vastese dove merita.
Quante responsabilità senti in questa squadra?
Quando si parla di Vastese o Pro Vasto, in ogni caso di squadre della città, non si parla mai in maniera superficiale. Sicuramente so di essere uno dei giocatori più importanti di questa squadra e magari ci si aspetta anche tanto da me. Io ho sposato questo progetto perché ci credo, è la squadra della mia città e la mia ambizione non è quella di rimanere il Promozione. E’ una scelta sotto tanti punti di vista rischiosa, per un ragazzo di 23 anni che scende in questo campionato con tante incognite. Ma credo in questo progetto, credo nella mia città e voglio giocare nella mia città per qualcosa di importante. Se poi, però, a dicembre arriva un momento in cui per qualsiasi motivo ci dovessero essere problemi, sempre per amore per la mia città io sono disposto a tutto.
Come hai vissuto il cambio di allenatore?
Parlo per me e ti dico che quando va via un allenatore è sempre una sconfitta per tutti. Se hai un po’ di sentimenti comunque non hai piacere nel sapere che una persona rimane senza lavoro, con tutti i problemi che ci sono oggi. Non fa piacere, perché prima del calcio, prima degli allenatori, dei giocatori, ci sono gli uomini. Non è bello sapere che un allenatore, che magari fa le spese dei giocatori, viene cacciato. Ma il calcio è così. Se ne prende atto e si va avanti.
Preghi prima partite?
Io nello spogliatoio prego sempre. Chiedo al Signore che nessuno possa farsi male, che Lui possa guidarmi nella partita, che possa esserci unione tra noi compagni di squadra e soprattutto che in campo io possa essere una testimonianza per lui.
In Italia c’è la regola che prevede l’espulsione per chi bestemmia. Una regola che non viene quasi mai applicata.
Io credo che ci sia questa regola perché viviamo in un paese cattolico. Però credo che prima di imporre ad una persona di non bestemmiare bisogna spiegargli chi è Dio, bisogna fargli capire perché non bestemmiare. Prima di conoscere il Signore mi capitava di bestemmiare, e lo facevo con leggerezza. Quando mi capita di sentire i miei compagni bestemmiare, se prima mi arriabbiavo, oggi mi dispiace, perché conosco il Signore, so quello che ha fatto per ognuno di noi, so l’amore che ha avuto per noi dando la vita e quindi è giusto non bestemmiare. Dio non ha bisogni di religiosi, ma di figli, ha bisogno di una relazione, basata sull’amore. Non è un dittatore che ci impone regole da seguire. Credo sia giusto non farlo, ma se è vissuto come una regola o imposizione credo cambi poco nella vita di una persona. La cosa che a me dispiace è che se uno bestemmia è perché non conosce Dio.
Tornando da dove siamo partiti. A questo cortometraggio ne seguiranno altri? Magari ambientati nel “tuo” mondo calcistico?
Perché no? C’è già l’idea di farne un altro. Gioele è molto fantasioso, gli piace fare queste cose più artistiche, mentre io sono più pratico. Si potrebbe fare qualcosa nel mondo del calcio, perché soprattutto con gli Atleti di Cristo il Signore sta operando molto negli spogliatoi, tanti calciatori stanno venendo alla fede attraverso testimonianze di calciatori o altri sportivi. Quindi, perché no, magari facendolo proprio con gli Atleti di Cristo.
Life [Short Film] from Gioele Cicchini on Vimeo.