Rischia fino a 5 anni di carcere S.F., il 28enne di origini argentine residente da anni in Italia denunciato dalla polizia per maltrattamenti ai danni della sua convivente “reiterati nell’arco di almeno due anni”, spiega Cesare Ciammaichella, vice questore di Vasto.
La vittima delle violenze è argentina anche lei, coetanea del denunaito e madre di due bimbi piccoli. “Ha trovato il coraggio di denunciare il convivente”, racconta l’ufficiale di pubblica sicurezza. “Dopo l’ennesimo episodio di violenza, per le ferite riportate nell’aggressione, la donna è stata costretta a rivolgersi ai medici del pronto soccorso del locale ospedale civile”. I medici del San Pio da Pietrelcina, dopo aver riscontrato traumi e lividi in diverse parti del corpo, hanno trasmesso il referto al Commissariato di via Bachelet.
Gli agenti che indagano su questa vicenda hanno accertato che “i maltrattamenti subiti dalla giovane erano reiterati nell’arco di almeno due anni e che, come spesso succede in questi casi, non erano stati denunciati per paura di subire violenze peggiori o forse nella speranza che tutto si ricomponesse e che i figli potessero avere una famiglia normale.
Più volte infatti, si era verificato che, dopo i violenti maltrattamenti da parte del convivente, la donna avesse trovato rifugio nell’abitazione della propria madre perché terrorizzata dall’uomo, ma poi era sempre tornata a casa.
L’ultimo episodio di violenza, ma soprattutto il lavoro di assistenza e informazione da parte della polizia hanno convinto la vittima che denunciare il convivente era l’unica cosa da fare”.
S.F. “dovrà rispondere di maltrattamenti in famiglia e nel caso in cui l’uomo dovesse insistere con i suoi comportamenti rischierà di essere punito con la reclusione da 1 a 5 anni”.
Ciammaichella invita “tutte e le donne e i bambini vittime di violenze e di maltrattamenti a rivolgersi senza indugio al Commissariato.
In collaborazione con le associazioni di volontariato e con i servizi sociali degli enti locali si sta comunque lavorando per vincere la resistenza delle vittime ad aprirsi e a denunciare i maltrattamenti subiti, come nell’episodio menzionato”.