I soldi non ci sono. O meglio, ci sono quelli per fare la pista ciclopedonale che attraverserà il futuro Parco della Costa teatina, ma non quelli necessari a comprare i terreni per realizzare il Parco. “Si fa il tetto senza fare le fondamenta”, tuona il sindaco di Vasto, Luciano Lapenna, durante la conferenza stampa convocata per cantare vittoria dopo la sentenza con cui il Tar del Lazio da dato ragione al Comune, respingendo l’ipotesi di nuovi pozzi petroliferi nel mare di Vasto: non si faranno gli “undici punti di trivellazione tra il confine settentrionale della Puglia, il Molise e la nostra città”, spiega Nicolino Zaccaria dell’avvocatura municipale.
Nell’aula Vennitti al briefing di Lapenna partecipano Anna Suriani e Marco Marra, assessori all’Ambiente e ai Lavori pubblici, Giuseppe Forte e Luigi Marcello, presidente e vice presidente del Consiglio comunale.
Il parco – Nonostante lo sconto che le Ferrovie dello Stato hanno concesso all’Abruzzo, non bastano i soldi per comprare l’ex tracciato ferroviario da Francavilla a Vasto, ossia quasi tutto il litorale della provincia di Chieti, che diventerà il Parco nazionale della Costa teatina: 42 chilometri, 16 dei quali in territorio di Vasto.
Se ne parla dal 2005, anno in cui l’ultimo treno (un regionale Pescara-Termoli) passò a marzo sulla strada ferrata, che nel frattempo è stata arretrata. Le aree di risulta rimangono abbandonate. “C’era un accordo per l’acquisto alla cifra di 7 milioni 200mila euro”, dice Lapenna, che ricorda: “Inizialmente le Fs volevano 50 milioni di euro. Ad oggi non siamo acora riusciti ad acquistare le aree”.
Il primo cittadino punta il dito contro il presidente della Provincia, Enrico Di Giuseppantonio: “Ieri, in un incontro a Chieti, ci è stato detto che i fondi Fas per la realizzazione della pista ciclabile”, la cosiddetta Via verde della Costa teatina, che attraverserà longitudinalmente la fascia protetta, “sono pari a 15 milioni di euro, ma solo il 10% è utilizzabile per l’acquisto dei terreni. Basta farsi due conti per capire che a disposizione abbiamo solo un milione e mezzo. Tutti quanti assieme dobbiamo trovare una soluzione nel giro di qualche mese. Si continua a costruire il tetto prima delle fondamenta. Mi auguro – polemizza Lapenna – che il presidente della Provincia riesca a convocare il tavolo di confronto e che i consiglieri regionali riescano a trovare i fondi. Il Parco della Costa teatina è l’unica opera strategica progettata in Abruzzo. In questi giorni si discute di centinaia di milioni di euro, molti dei quali destinati, guarda caso, al Teramano”, l’area geografica del presidente della Regione, Gianni Chiodi, “e non si trovano quei pochi milioni di euro necessari a chiudere questa partita così importante. La Provincia ci ha detto che non ha i soldi necessari all’acquisto e che ogni Comune deve provvedere autonomamente. Immaginate cosa significherebbe riaprire la trattativa con le Ferrovie. Abbiamo già i progetti pronti. Manca la cosa più importante: la piena disponibilità delle aree”.
Pozzi petroliferi – Stop ai pozzi di petrolio al largo della costa vastese. Il Comune ha vinto il ricorso presentato al Tribunale amministrativo del Lazio per ottenere l’annullamento dell’autorizzazione rilasciata dal Ministero dell’Ambiente alla Petroceltic, compagnia petrolifera irlandese che ha sede anche in Italia. L’istanza era stata presentata dall’avvocatura comunale per stoppare le prime esplorazioni, che sarebbero state eseguite con la tecnica dell’air gun: spari fortissimi e continui di aria compressa, ogni 5 o dieci minuti, che provocano onde riflesse da cui estrarre dati sulla composizione del sottosuolo. “Sono frequenze potenzialmente dannose per la fauna marina”, afferma Nicolino Zaccaria, avvocato del Comune, che confida: “Avevamo contro un pool di avvocati di alto livello. Abbiamo vinto inaspettatamente questa battaglia legale”. “Facciamo i ricorsi per vincerli”, sorride Lapenna.
“Alla data del ricorso – spiega Zaccaria – c’erano 11 richieste presentate dalla Petroceltic per siti marini dislocati tra il confine settentrionale della Puglia, il Molise e l’Abruzzo, con una forte concentrazione tra Vasto, Termoli e le Isole Tremiti. Dinanzi ai giudici amministrativi abbiamo eccepito la mancata partecipazione delle Regioni Puglia e Molise alla conferenza di servizi, cosa che ha pregiudicato la Vinca, valutazione d’incidenza ambientale”.
Ma l’incubo di veder trasformare il mare di Vasto in un grande giacimento pieno di piattaforme petrolifere non è finito. Esistono altre richieste di esplorazione sottomarina cui si opporranno Comune, Wwf e InAbruzzo. Fermo restando che la Petroceltic tornerà di sicuro alla carica, ricorrendo al Consiglio di Stato.