Cinque giorni per decidere. Se li è riservati il Tribunale del riesame di Milano per valutare la richiesta di scarcerazione di Mirko De Notaris, il 36enne vastese arrestato nell’inchiesta sul traffico di droga e armi condotta dai carabinieri di Varese, che hanno arrestato 8 persone, tra cui Eugenio Ferrazzo, figlio del boss della ‘ndrangheta Felice Ferrazzo.
Dinanzi alla corte presieduta da Raffaele Martorelli, l’avvocato Massimiliano Baccalà, legale di De Notaris, ha chiesto la scarcerazione del suo assistito o, in subordine, la concessione degli arresti domiciliari. “Ho eccepito – racconta il difensore – il difetto di incompetenza territoriale del Tribunale di Milano, in quanto il presunto reato si sarebbe consumato a Sale, in provincia di Alessandria. Dunque, la competenza territoriale spetta al Tribunale di Tortona, dove tra l’altro già pende un provedimento penale nei confronti degli stessi indagati e per i medisimi capi d’imputazione. Inoltre, ho sostenuto l’insussistenza delle esigenze cautelari, essendo il mio cliente incensurato”. Il Riesame deciderà entro 5 giorni.
La notizia del 12 settembre – I carabinieri del reparto operativo di Varese, con il supporto dei comandi Arma di Saronno, Milano, Pescara e San Donà di Piave (Ve), hanno dato esecuzione a otto ordinanze di custodia cautelare (di cui quattro in carcere e quattro agli arresti domiciliari) emesse nei confronti di altrettante persone a vario titolo indagate – in concorso tra loro – per traffico internazionale di armi e di stupefacenti.
Il provvedimento cautelare, emesso dal Gip del tribunale di Milano, Donatella Banci Buonamici, ha concluso l’indagine avviata dal Nucleo Investigativo di Varese nel dicembre 2009 e coordinata dal Pm della procura della Repubblica di Milano, Mario Venditti, che ha permesso di individuare l’esistenza di un sodalizio criminale operante principalmente in provincia di Varese, dedito all’importazione, dalla vicina Confederazione elvetica, attraverso i valichi di Brogeda (Co) e Gaggiolo (Va), di ingenti quantitativi di: armi comuni da sparo e armi da guerra, con relativo munizionamento, destinate al clan di stampo ‘ndranghetistico originario di Mesoraca (Crotone) riconducibile alla famiglia “Ferrazzo Felice”, gia’ attivo in questa provincia; stupefacenti (“marijuana”, “hashish” e “cocaina”).Per eludere i controlli di polizia e doganali, le armi e lo stupefacente venivano introdotti sul territorio nazionale a bordo di autovetture condotte da una coppia di anziani coniugi svizzeri.In tale contesto, l’attività investigativa ha già consentito di operare quattro arresti in flagranza di reato, di cui uno per tentato omicidio e resistenza a pubblico ufficiale; uno per detenzione munizionamento da guerra e due per per detenzione ai fini di spaccio di stupefacenti, nonché il sequestro di due pistole mitragliatrici, una pistola semiautomatica, un revolver, circa 500 munizioni vario calibro e complessivi 200 grammi circa di hashish.
A finire in manette sono stati Eugenio Ferazzo, 34 enne di Mesoraca (Kr), figlio del noto capo-cosca Felice Ferrazzo; Francesco Scicchitano, 63enne di Pianopoli (Cz); Antonino Amato, 63enne catanese residente a Gerenzano (Va); Mirko De Notaris, 36enne di Vasto (Ch); Salvatore Ferrigno, 49enne di origini catanesi residente a Uboldo (Va); Cristian Margiotta, 32enne milanese; Alfio Privitera, 54enne catanese residente a Lozza (Va); Donato Santo, 27enne residente a Jesolo (Ve).
Diversi gli episodi criminosi documentati nel corso delle complesse indagini – condotte anche in collaborazione con la Polizia Federale Elvetica – rese particolarmente difficoltose dall’articolato linguaggio criptico utilizzato dagli indagati. Infatti, nel corso delle attività, è emerso costantemente il riferimento – in tema di armi – alla compravendita di “motorini” e “marmitte”, mentre in materia di stupefacenti l’argomento veniva camuffato parlando di “litri d’olio” o di “donne”.