Per la difesa, Vito Pagano era incapace di intendere e volere quando è entrato nella casa di Albina Paganelli, la 68enne assassinata a coltellate nella notte del 14 agosto nella sua casa di via Fedro. Per accusa e parte civile non è così. Il 18 ottobre la questione fondamentale su cui ruota l’inchiesta sull’omicidio di San Salvo verrà risolta: è quella la data in cui il Gip del Tribunale di Vasto, Stefania Izzi, ha fissato l’incidente probatorio.
Gli avvocati della famiglia Paganelli, Giovanni e Antonino Cerella, hanno nominato due periti di parte. I difensori di Pagano, Clementina De Virgiliis e Fiorenzo Cieri, si sono affidati invece a Vincenzo Vecchione, perito molisano noto per aver svolto la sua attività nel processo ad Angelo Izzo, il killer del Circeo. La magistratura vastese si affida a un consulente tecnico d’ufficio.
La difesa – “Pagano era incapace di intendere e volere. Questo ha già accertato l’esperto che abbiamo nominato”, sostiene Cieri. Se la tesi della difesa fosse accolta, il giovane non sarebbe imputabile per omicidio volontario e di conseguenza non verrebbe condannato. Una posizione rigettata dall’accusa, rappresentata dai pm Giancarlo Ciani ed Enrica Medori, e dalla parte civile, secondo cui non solo si tratterebbe di omicidio volontario, ma anche premeditato.