L’importante è essere sempre connessi. Basta guardare le prime file nel cortile di palazzo d’Avalos, per rendersi conto di quante apparecchiature tecnologiche spuntino fuori. Ormai non c’è esponente politico che non sia dotato di almeno in iPad o smartphone e simili. Un po’ perchè è di moda, un po’ perchè così si può restare sempre connessi. E, mentre sul palco vanno avanti gli incontri, si può controllare quali sono le reazioni in tempo reale. Perchè, ovviamente, tutto ciò che accade viene immesso immediatamente nella rete, attraverso dirette streaming, social network e quant’altro. Dallo staff organizzatore o dai giornalisti presenti, o semplicemente dagli appassionati di politica.
Anche per i giornalisti, con l’avvento dell’era digitale, è tutto cambiato. Se una volta ai dibattiti politici si arrivava muniti di taccuino e poi iniziavano le lunghe peripezie per inviare i pezzi al giornale, oggi, sempre con le stesse apparecchiature, si fa tutto in tempo reale. E così si vedono sempre più persone armeggiare contemporaneamente con pc, tablet, smarthpone, magari un registratore digitale e, perchè, no, una macchina fotografica.
E’ tutto in tempo reale, così può capitare che nello spazio di due metri ci sia un giornalista che scrive un articolo o invia un tweet e contemporaneamente qualcuno che lo legge. Potere della rete e della tecnologia. Oggi è così e chi vuole stare al passo dei tempi deve seguire queste regole della “Politica sul web”.
E i giornali tradizionali? Ci sono anche loro. Negli anni scorsi (prima delle tende sopra al d’Avalos) erano molto ricercati per ripararsi dal sole. Quest’anno fortunatamente non servono e allora c’è ancora qualcuno che continua a sfogliare la carta. Salvo poi andare a leggere la versione digitale sull’iPhone.
Foto – Giornalismo e politica 2.0
I nuovi modi di costruire e leggere una notizia. Foto di Eugenia Lombardi