“Il Ris ha tempo 60 giorni. Ne sono trascorsi 30. Aspettiamo, ma siamo convinti che le indagini compiute dalla Procura abbiamo condotto all’identificazione del colpevole”. Giovanni Cerella, avvocato di parte civile, va all’attacco. “Qui c’è la premeditazione. Vuol dire che l’indagato rischia l’ergastolo”, dichiara a Zonalocale.it il legale che rappresenta insieme a suo figlio Antonino i familiari di Albina Paganelli, la donna di 68 anni assassinata a coltellate il 14 agosto nella sua casa di via Fedro, a San Salvo.
Gli indagati sono tre. La posizione più delicata è quella di Vito Pagano, 28 anni, sansalvese, agli arresti dalla sera della vigilia di ferragosto. Restano indagati anche Gelu Chelmus, sottoposto per poco più di 24 ore a fermo di polizia giudiziaria poi non convalidato dal Gip Stefania Izzi, e G.G., un giovane sansalvese di cui sono state rese note solo le iniziali.
Botta e risposta – Se i sostituti procuratori di Vasto, Giancarlo Ciani ed Enrica Medori, mantengono il massimo riserbo e aspettano l’esito degli esami del Ris, i cui tempi si sono allungati rispetto ai 30 giorni previsti inizialmente, gli avvocati si preparano alla battaglia legale. Fiorenzo Cieri, che insieme alla sua collega Clementina De Virgiliis difende Pagano, ha annunciato ieri che la difesa è pronta a giocarsi una carta a sorpresa.
Cerella, dopo aver letto la notizia, replica stizzito: “Se gli avvocati di Pagano intendono chiedere una perizia psichiatrica per il loro assistito, facciano pure. Noi nomineremo un nostro consulente di fiducia”.