Sono molte le notizie di cronaca che riportano episodi di bullismo a scuola, spesso con esiti drammatici. Secondo D. Olweus, uno dei massimi studiosi di questo fenomeno, il “bullismo consiste nell’infliggere ripetutamente nel corso del tempo dolore fisico e/o disagio psicologico ad una o più persone”. Il fenomeno si manifesta soprattutto in ambito scolastico, ma anche in strada e nei luoghi di ritrovo.
Perché si possa parlare di bullismo, devono essere soddisfatte quattro condizioni:
1 si verificano comportamenti di prevaricazione diretta o indiretta;
2 questi comportamenti sono intenzionali;
3 le azioni devono essere reiterate nel tempo;
4 sono coinvolti sempre gli stessi soggetti, di cui uno o alcuni in posizione dominante (bulli), ed uno o alcuni più deboli ed incapaci di difendersi in posizione subordinata (vittime).
Il bullismo può esprimersi attraverso forme diverse:
- psicologica: attraverso l’esclusione o l’isolamento della vittima dal gruppo, diffamandola o ridicolizzandola per farla sentire diversa o arrecando un danno alla sua immagine sociale;
- verbale: attraverso prese in giro, minacce, insulti, derisioni, umiliazioni;
- fisica: attraverso aggressioni, tormenti, ricatti, richieste di denaro o di altri oggetti, sottrazione o danneggiamento di materiale.
- “cyberbullismo”: questa è una nuova forma di bullismo che si serve della tecnologia (sms, e-mail, chat, facebook, youtube, whatsapp ) per consumare angherie e umiliazioni ai danni della vittima, per esempio diffondendo dei video in cui la vittima è ripresa mentre viene ridicolizzata ed umiliata dal bullo.
Le caratteristiche distintive dei bulli sono l’aggressività verso i coetanei, l’atteggiamento positivo verso la violenza e l’uso di mezzi violenti. Sono caratterizzati da impulsività e da un forte bisogno di potere, dominio ed autoaffermazione. Hanno una bassa tolleranza alla frustrazione ed hanno difficoltà a rispettare le regole. Mostrano scarsa empatia nei confronti delle loro vittime, quindi non comprendono i loro stati d’animo e la loro sofferenza.
Le vittime sono invece caratterizzate da fragilità sia fisica che psicologica, hanno una bassa autostima, sono tendenzialmente timide, introverse, insicure, passive, estremamente sensibili, con difficoltà ad affermare se stesse nel gruppo dei pari.
Come aiutare i genitori a capire se i propri figli sono vittime del bullismo?
I genitori devono sapere che le vittime del bullismo raramente parlano dei soprusi subiti e si chiudono in se stesse perché si vergognano di non saper reagire di fronte alle violenze. I genitori non devono sottovalutare alcuni sintomi mostrati dai propri figli, soprattutto se sono dei comportamenti che compaiono all’improvviso, che possono essere dei segnali di disagio e potrebbero nascondere un maltrattamento subito. Un improvviso calo scolastico, il non volere andare a scuola, una maggiore aggressività, disturbi del sonno, incubi, somatizzazioni (mal di testa, mal di stomaco o malessere generale), disturbi alimentari, ansia, tristezza, isolamento. Inoltre possono tornare spesso da scuola con i vestiti stracciati, i libri rovinati, con lividi e graffi sul corpo etc.
Se i genitori colgono questi segnali, non devono sottovalutarli ma devono parlare con i propri figli, la parola chiave è una sola: dialogo! Cercate di capire quali emozioni vostro figlio sta cercando di comunicare attraverso i suoi sintomi e soprattutto fate sentire la vostra presenza. Non dovete però mettere il ragazzo sotto pressione con domande da interrogatorio se non vuole parlare, perché si chiuderebbe ancora di più in se stesso. Aspettate i suoi tempi ma fate capire che siete sempre presenti per lui, che può contare su di voi in ogni situazione, anche in quelle difficili. Il ragazzo deve sentire di poter parlare liberamente con voi di quello che lo turba e che lo aiuterete a risolvere qualsiasi problema, allora quando sarà sicuro di questo, sarà lui spontaneamente a chiedere il vostro aiuto e a confidarsi con voi.