A pochi giorni dalla morte di Vania, la sessantesima vittima, mi tornano in mente tutte le altre.
Ad oggi, sono 60 le donne uccise in Italia dal partner o da un ex.
Tra le ultime, una ragazza di Pordenone ‘finita’ con quattro colpi di pistola dal suo ex fidanzato, una maestra di 46 anni dal suo ex convivente. Uno dei casi che ha suscitato più clamore è quello di Sara Di Pietrantonio, la studentessa di 22 anni strangolata e poi bruciata dal suo ex fidanzato. L’ultima, Debora Fuso, venticinquenne uccisa a coltellate nel milanese..
I dati di Telefono Rosa, parlano di almeno 8.856 donne vittime di violenza e 1.261 di stalking.
Una percentuale impressionante è quella di chi “non denuncia”.
Vittime, da un’istante all’altro non c’è più una donna, una ragazza, una madre, e nessun bambino vorrà comprendere il come..
Non ci saranno più abbracci, gesti d’amore. Piatti caldi sulla tavola con il cibo preferito ed un film da condividere. Mai più mano nella mano per insegnare ad attraversare la strada, mai più un fiore rubato da portarle a casa, mai più il profumo dei capelli. Un mai più a sostituire il per sempre regalato a chi amavano.
C’è chi resta in vita, chi no. Senza più pace e con le ferite aperte.
Un modo di amare patologico che deve essere sconfitto da una educazione sentimentale che possa viaggiare dentro famiglie, scuole, comunità, in una società dove tutti siano consapevoli di combattere un fenomeno diventato delirio.
Uomini che uccidono nel loro ultimo spasmo di follia a tratti tenuta a bada come fanno le belve in gabbia; dov’erano quelli che lo hanno visto, perché lo hanno visto impazzire, fare gesti inconsulti, mortificare, esaltare il dolore. Dov’erano tutti?
Ora Sara, Debora, Claudia, Francesca e tutte le altre saranno dimenticate, dentro fascicoli di burocrazia asettica. Numeri assemblati con risposte vaghe: “non abbiamo prove”, “non c’è il corpo”, “non avevamo capito”, “non aveva mai detto nulla” e “sembrava proprio un bravo ragazzo, un brav’uomo..”
Mentre aspettiamo proposte di Legge e adeguamenti delle stesse; mentre spegniamo la Tv e voltiamo le pagine dei giornali senza riuscire a capire da quale epidemia questo mondo è contagiato, possiamo provare a sottolineare la tenerezza, la calma, l’enfatizzare il dialogo, la necessità di comunicare in modo che l’altro, adulto o bambino, rifletta sulle azioni umane.
Troppo spesso alle donne, usate nelle campagne elettorali e di marketing non è stata chiesta ‘voce’, la declinazione al femminile è spesso parvenza, altre vengono ricattate per fame e per sete anche quando rimaste con i loro ‘carnefici’ tra le mura domestiche.
Eppure ogni giorno corrono, in discesa, in salita, nella loro immensa fatica, sostengono. Audaci guerriere spesso pronte a morire per salvare una vita. Adesso, lasciamole in vita.
Patrizia Angelozzi