Elìaba è un filosofo contadino abruzzese, nato in provincia di Chieti. Sceglie di raccontare attraverso il suo libro, un mondo, dove la bellezza è dentro l’umanità che spesso non sa di poter disporre. Basterebbe, secondo Elìaba, ricordare e fare tesoro del passato, sempre prezioso.
Un anziano contadino, il suo nome è “zi iNtonie”. L’esperienza di una vita che ha tanto da raccontare, da lasciare come eredità.
Nel libro “Fuori dal baratro” cresce, pagina dopo pagina, il senso di solitudine nel moltiplicarsi delle domande che l’autore, Elìaba, pseudonimo di Donato De Francesco, pone.
Edito da Cultura cittadina e perversioni moderne viene introdotto da una precisa e attenta presentazione di Paolo De Lucia, docente di Filosofia all’Università di Genova. La sapienza del ‘tempo trascorso’, il legame con la terra, la natura, spesso mezzo di contatto con la spiritualità più alta, come il rivolgersi a Dio.
L’uomo, oggi, vive una situazione in bilico tra l’angoscia del dubbio, strade sbagliate e la non accettazione della sofferenza, in un tentativo, vano di scaricarla sugli altri. Dall’altra, la concreta presenza di un mondo che vive nell’arrampicarsi quotidiano, spesso, senza sapere dove porterà la scalata.
Una umanità da riprendere, da rivalutare, come mezzo per crescere, avvicinandosi ad una ascesa per ‘essere persone piene di valore’, lo scopo finale è affrontare la vita nelle sue dure prove, anche quando insostenibili.
In un modus vivendi antico, gli insegnamenti erano le fondamenta della ‘casa dell’anima’ e la stessa fatica di vivere veniva tradotta in ‘ricchezza e prova per elevarsi’. Questa ‘croce’, dimenticata o volutamente ignorata, è dunque il passaggio per mutare e nutrirsi, diventare migliori.
Non c’è abbandono in Dio, resta incisivo il messaggio dell’affidarsi e lasciarsi condurre dentro la vita, per come si propone e ci raggiunge in ogni fase che andiamo vivendo.
La ‘normalità’ del miracolo vissuto nella storia dalla comunità contadina con semplicità, nella ‘buona e nella cattiva sorte’, quasi a suggellare il rapporto elettivo con il divino, come un matrimonio. Ed il è il ‘per sempre’.
Questi i motivi dell’autore, Elìaba, che racconta con cura il dialogo terreno, i quesiti di noi umani, presi dalla corsa inarrestabile e dallo spingendo la notte più in là;
ogni sorta di problema o questione, capaci di rallentare se non addirittura fermare il nostro viaggio che purtroppo spesso senza è un perché…
Il riscatto di ciò che un tempo regalava, riempiva, ci conduceva a crescere, assurdamente messo a tacere, svilito e rimosso e che avrebbe dovuto insegnare ad ognuno di noi, l’eredità di esistere.
Un libro da leggere lentamente, per riascoltare i ‘rumori’ del mattino, al risveglio insieme alla natura, gli insegnamenti da collegare ai ricordi dell’infanzia, vissuti o semplicemente narrati nelle nostre famiglie, per imparare ad ‘essere’ e non solo ‘avere’ e svegliarci dal torpore degli automatismi e vuota frenesia.