Ovunque arrivino le notizie, sembra che le esperienze di alternanza scuola-lavoro siano alquanto discutibili e, immaginarle come eccellenti, sembri quasi un tabù. Eppure, anche se stretta e tortuosa e spesso impercettibile, la via dell’eccellenza esiste anche nell’alternanza. Non posso prometterti risposte, quello che posso raccontarti è una bella esperienza.
4000 chilometri percorsi. 40 scuole d’Abruzzo e Molise visitate, più di 20 visite in imprese che fanno o vogliono fare alternanza. Il motivo? Qualcosa che scoprirai leggendo questo articolo.
Cosa sta succedendo? L’uragano della legge 107 si sta abbattendo sugli istituti secondari di secondo grado, generalmente chiamate scuole superiori e la cosiddetta “buona scuola” quest’anno entra nel suo punto di maggiore “forza distruttiva”. È l’anno in cui il triennio viene completamente interessato dall’alternanza scuola-lavoro coinvolgendo il massimo numero dei ragazzi di ogni istituto tecnico e umanistico.
Nel tessuto economico, invece, come sappiamo bene, non ci troviamo davanti a una situazione rigogliosa, quella in cui il PIL cresce da 10 anni ininterrottamente e che attende, con impazienza, l’arrivo di giovani sedicenni per organizzare con loro e per loro un’esperienza emozionante e avvincente. Molte imprese, infatti, hanno chiuso battenti o si sono ridimensionate, poche sono state risparmiate dai morsi violenti della prima grande crisi del nuovo millennio.
Proprio in questo scenario doveva abbattersi la scure di questa legge 107? Proprio ora dovevamo cominciare a rincorrere la Germania che da anni produce eccellenza arrivando a pagare i ragazzi che partecipano a progetti di alternanza? Proprio ora dovevamo cercare addirittura di fare meglio dei tedeschi dato che in Italia (caso unico in Europa) sono coinvolti anche i licei?
Entro nel vivo di questa storia. Il contatto diretto con 40 scuole, la disponibilità di circa 20 imprese a produrre eccellenza fa ben sperare circa il futuro dei nostri giovani. No, non sono confuso dal mio stesso ottimismo.
È vero che le imprese si preoccupano di loro stesse e non possono investire tempo e risorse in altro, ma non è sempre così e l’ho toccato con le mie mani. Molte imprese hanno già compreso che non ha senso avere il proprio ufficio o impianto produttivo in un territorio inaridito, impoverito dai giovani talenti che vanno via.
È vero che le scuole tendono a conservare più che a innovare, ma ormai è un cliché, non è più sempre così e l’ho visto con i miei occhi. Avrei diversi aneddoti da raccontare, con sorpresa e con il sorriso sulle labbra. Te ne racconto due.
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Il primo riguarda un’impresa che mi ha chiesto aiuto per organizzare una serie di seminari istruttivi sui temi dell’industria 4.0, un impegno molto più oneroso di quello che costa un progetto di alternanza. È la prova concreta che esistono realtà che sono interessate ad arricchire il territorio in cui sono radicate, investendo a medio-lungo termine e indirizzando tali investimenti alle nuove generazioni.
La seconda storia riguarda un istituto come tanti alle prese con la gestione di questo grande cambiamento in corso dovuto alla legge 107. Inizialmente sono stato contattato da una professoressa interessata alla nostra iniziativa (Scuolalocale.it, ecco il motivo dei tanti chilometri percorsi). Dopo l’entusiasmo di lei, ho dovuto ascoltare il parere completamente opposto del secondo referente dell’alternanza; è stato un fiume in piena circa i motivi per cui non bisognerebbe dare spazio alla novità, perché da loro “si è sempre fatto così” (frase spaventosa ormai bandita da anni nelle imprese). Il duello tra i due si è trasferito in un incontro alla presenza del dirigente: la “battaglia” è stata educata ma aspra, il dirigente è rimasto quasi sempre in silenzioso ascolto. ù
Alla fine a prevalere, secondo me, è stato quel pizzico di emotività messa in campo dalla professoressa innovatrice. La sua voglia di cambiare, di ridare le carte e giocare una nuova partita, di accettare anche un margine di rischio hanno convinto il dirigente che a fine incontro ha optato per far vivere alla sua scuola questa nuova piccola sfida.
Da storie come questa si accende il buon cambiamento, quello che occorre agli istituti e alle imprese italiane, affinché sia possibile un futuro migliore per tutti, a partire dai veri beneficiari della legge 107: i giovani diplomandi italiani che dentro l’alternanza hanno bisogno di trovare emozioni utili per scegliere meglio il proprio futuro.
Renato De Ficis