La pizza diventa il settimo “tesoro” italiano nella Lista del patrimonio immateriale dell’Unesco. L’annuncio è stato dato via twitter dal Ministro delle Politiche agricole, alimentari e forestali Maurizio Martina dichiarando: “L’arte del pizzaiuolo napoletano patrimonio culturale dell’Umanità Unesco. Vittoria! Identità enogastronomica italiana sempre più tutelata nel mondo”.
Ci sono voluti otto anni per arrivare a questo riconoscimento del Comitato di governo dell’Unesco che da Jeju, Corea del Sud, ha premiato l’unica candidatura italiana certificando che la creatività alimentare di Napoli è unica al mondo.
Dagli inizi dei rioni popolari di Napoli, la pizza è diventata famosa in tutto il mondo ed è consumata maggiormente dagli americani con 13 chili a testa e dagli italiani (primi consumatori in Europa) con 7,6 chili all’anno.
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La soddisfazione per l’ottenimento del riconoscimento Unesco è tanta anche per i napoletani e i pizzaioli rappresentati da Sergio Miccù, presidente dell’associazione ‘Pizzaiuoli napoletani’ che è tra i promotori della richiesta del riconoscimento. “Un lungo lavoro che l’associazione porta avanti da anni”, dice Miccù, “Il riconoscimento corona un nostro sogno e un impegno costante”.
Oltre L’arte del pizzaiuolo napoletano, l’elenco tricolore del patrimonio immateriale Unesco comprende anche l’Opera dei pupi (iscritta nel 2008), il Canto a tenore (2008), la Dieta mediterranea (2010) l’Arte del violino a Cremona (2012), le macchine a spalla per la processione (2013) e la vite ad alberello di Pantelleria (2014).
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