Ogni giorno partivano a bordo di un vecchio furgone con targa bulgara, guidato da due romeni, per raggiungere i campi di un’azienda agricola di Cupello per raccogliere le olive, l’uva o gli ortaggi.
È l’ennesima storia di caporalato che arriva dalla Puglia, ma che coinvolge il Vastese. I cinque extracomunitari venivano infatti portati nelle campagne di Cupello dove erano impiegati per pochi euro per tutta la giornata. È quanto hanno scoperti i militari del Nucleo Carabinieri Ispettorato del Lavoro di Foggia coadiuvati dai colleghi della compagnia di Vasto e di Chieti.
I militari hanno notato che la coppia prelevava ogni giorno i cinque extracomunitari in un casolare nelle campagna di Lesina (Foggia). Da qui, il veicolo raggiungeva il casello dell’A14 prendendo la corsia Nord. Le forze dell’ordine hanno così iniziato una serie di pedinamenti: il furgone lasciava l’autostrada uscendo dal casello di Vasto Sud/San Salvo per raggiungere le campagne cupellesi.
“Qui i braccianti sempre sotto lo sguardo discreto dei carabinieri – spiegano le forze dell’ordine – hanno lavorato per tutta la giornata, venendo, alla fine, riaccompagnati, dopo aver percorso a ritroso lo stesso tragitto della mattina, al punto dove erano stati prelevati tante ore prima. Il servizio è quindi stato ripetuto, in collaborazione con il Nucleo Carabinieri Ispettorato del Lavoro di Foggia, per diversi giorni, verificando che le modalità erano sempre le stesse. Cambiava solo, da un giorno all’altro, l’impiego cui venivano dedicati i braccianti. Un giorno avevano vendemmiato, un altro erano stati messi al lavoro in un uliveto, in altre giornate avevano raccolto ortaggi. Una volta raccolte prove sufficienti a dimostrare la non occasionalità dell’impiego dei braccianti, i carabinieri del Comando Provinciale di Foggia e del N.I.L., fattisi dare manforte dai colleghi della Compagnia di Vasto e del N.I.L. di Chieti, sono intervenuti nell’azienda, procedendo ad un’approfondita verifica sulle condizioni in cui vi veniva svolto il lavoro”.
[ant_dx]Come emerso da ulteriori indagini, si è scoperto che i braccianti sono quattro ganesi e un gambiano irregolari sul territorio nazionale “posti al lavoro violando ogni normativa possibile. Oltre alla loro assunzione in nero, infatti, i carabinieri hanno accertato violazioni in materia di sicurezza negli ambienti di lavoro, in materia di orario e retribuzione, per le quali hanno denunciato all’Autorità Giudiziaria tre persone, responsabili dell’azienda agricola, che, oltre a tutte queste saranno chiamati a rispondere anche di quella prevista dal nuovo art. 603 bis del codice penale”.
La coppia di cittadini romeni (classe 1972 e 1986) è stata arrestata in flagranza di reato. È accusata di sfruttamento dello stato di necessità dei braccianti che venivano fatti vivere nel casolare abbandonato senza energia elettrica, acqua corrente e servizi igienici.
“La Procura della Repubblica del Tribunale di Vasto – continuano i carabinieri – da subito informata dell’attività in corso nel territorio di propria competenza, e che si era senza riserve immediatamente resa disponibile a seguire ogni attività, ha quindi poi ottenuto la convalida degli arresti dal G.I.P., ed è ora impegnata nella valutazione delle posizioni dei rappresentanti dell’azienda agricola di Cupello, che rischiano ora, oltre a severe condanne, anche la confisca dell’azienda stessa“.
Un ulteriore dettaglio che prova l’assenza di scrupoli degli sfruttatori è che i luoghi fatiscenti dove vivevano i braccianti erano le “stesse inaccettabili abitazioni rimaste libere a seguito dell’incidente stradale avvenuto nella vicina località Ripalta” di agosto in cui morirono 12 extracomunitari.
Nell’agosto scorso, si scoprì che uno dei furgoni usati per trasportare i braccianti sulle moderne tratte degli schiavi era stato rubato a San Salvo qualche tempo prima [LEGGI].