“Una nave che usava l’air gun”, la tecnica dell’aria compressa sparata in acqua per studiare il fondale marino e capire, attraverso le onde riflesse, cosa ci sia nel sottosuolo.
Stefano Taglioli rivela la probabile causa dello spiaggiamento di sette capodogli sull’arenile di Punta Penna. La guardia ecologica del Wwf è tra i relatori della presentazione del libro La balenottera Mar, scritto da Tommaso Di Francesco e Michelangelo Miani e ispirato alla storia delle balene che, il 12 settembre 2015, si sono arenate sul litorale di Vasto. Erano sette, quattro sono state salvate e hanno ripreso il largo. Tre sono morte “probabilmente per una serie di concause”, spiega Taglioli. “Il feto della madre è custodito nel Museo del mare di Pescara in attesa dei fondi che ne consentano l’esposizione. La balena madre aveva un calcolo da due chili, che sembra grandissimo, ma non è tanto, per un cetaceo di quelle dimensioni. Negli altri esemplari, è stato riscontrato un morbillivirus che, però, non è in grado di spiegare lo spiaggiamento. Potrebbe essere stato, invece, un disturbo sonoro: in quei giorni, c’era una nave che usava l’air gun per compiere studi sul tracciato dell’elettrodotto sottomarino”, il cavo elettrico che, dall’Albania, arriverà in Italia attraversando l’Adriatico, per approdare in Puglia, a Polignano a Mare, e allacciarsi a Casamassima alla rete elettrica nazionale, potenziandola.
[mic_dx]Taglioli è anche autore del libro: Il Forestiero. Racconto su uomini e balene, scritto nel 2015.
“In mancanza di prove contrarie – dice – i quattro capodogli salvati sono vivi. Mi piace pensarlo. La vicenda del loro spiaggiamento dovrebbe essere al centro dell’offerta turistica di Vasto. Invece se ne parla solo una volta all’anno: il 12 settembre si pubblica qualche foto e poi nient’altro fino all’anno successivo”.
LA PRESENTAZIONE – Il nuovo libro, che trae liberamente spunto dalla storia dei capodogli spiaggiati a Vasto, è stato presentato ieri pomeriggio in piazza Barbacani, davanti alla Nuova Libreria.
La Balenottera Mar “è una favola”, spiega Tommaso Di Francesco, abruzzese della Marsica, caporedattore del quotidiano Il Manifesto, che firma il libro insieme all’illustratore Michelangelo Miani. “Nella favola, mischio i generi: c’è la cronaca, c’è una cronaca finta e c’è la favola in versi. Ho immaginato trabocchi animati. Il trabocco è storia e protegge gli uomini”. Nella storia si parla di “un bambino profugo che si è salvato, ma c’è anche un mistero”, racconta rispondendo alle domande della giornalista Serena Giannico e del moderatore del dibattito, Franco Sacchetti, che apre un nuovo fronte della battaglia ambientalista, quello contro la nuova illuminazione sulla pista ciclabile che attraversa la Riserva naturale Marina di Vasto: “A regime, saranno 90 pali alti 4 metri. Nelle riserve, si dovrebbe tutelare innanzitutto la fauna”.