Prima dell’inizio, un coretto spontaneo intona “Bandiera rossa”. Poi il presidio inizia con l’Inno di Mameli e terminerà con “Bella ciao”. Amarcord? Ritorno alle tradizioni della sinistra?
Una cosa è certa: gli ultimi giorni a Vasto sono stati un ritorno al passato.
Così la sinistra reagisce a due episodi che accomuna nella definizione stessa del presidio: “Antifascista e antirazzista”. L’aggressione ai danni di un venditore ambulante di rose conosciutissimo in città, Zafar (che molti vastesi chiamano amichevolmente Rosario), e quello che ormai è noto alle cronache, non solo locali, come il caso “Faccetta nera” [LEGGI]: due vicende che, nel giro di pochi giorni, hanno scatenato sui social uno scontro già innescato da tempo a livello nazionale.
Per la prima volta dopo la batosta elettorale del 4 marzo, il Pd e la sinistra a Vasto tornano in piazza. A dire la verità, l’ultima volta che hanno mischiato le loro bandiere risale alla primavera del 2016, nella campagna elettorale vittoriosa per le comunali. Alle politiche, invece, erano divisi. Oggi si ritrovano in piazza Rossetti, costellata negli ultimi anni da lapidi commemorative dei partigiani del Vastese, le bandiere rosse di Articolo Uno-Mdp, Potere al Popolo, Partito comunista, Cgil, Slai Cobas, Usb e quella tricolore del Partito democratico. “Abbiamo contato più di dieci sigle che hanno aderito all’iniziativa”, ricorda Domenico Cavacini, che coordina l’Anpi di Vasto, da cui è partito il sit-in.
Terminato l’inno di Mameli, Cavacini inizia a parlare, dopo aver precisato che “non sono abituato” ai discorsi da comizio. Esprime “vicinanza a Nicholas e Zafar“, l’avvocato (presente alla manifestazione) coinvolto nel caso “Faccetta nera” e il venditore di rose malmenato e rapinato. Parla di “gesto politico fascista”, invita le forze dell’ordine e la magistratura a “perseguire i gesti che hanno subito” e indica il banchetto in cui “abbiamo avviato una raccolta fondi per Zafar”.
“Ci è stato detto che dobbiamo pensare ai problemi di Vasto. Noi non dobbiamo risolvere tutti i problemi. Vogliamo risolvere questo problema”. Il Comitato è nato perché “nessuno dovrà sentirsi solo in queste situazioni”.
“Noi – scandisce Cavacini – oggi diciamo che ci siamo svegliati e che l’Italia democratica non si rassegna al degrado civile di questo paese”. Ed ancora: “Di fronte a quella che è una battaglia su valori fondamentali, non si può evitare di schierarsi: se non si è antirazzisti si è razzisti; se non si è antifascisti, si è fascisti, non esistono vie di mezzo”.
Al termine del discorso e dopo “Bella ciao”, quando la manifestazione sarà ormai conclusa, dirà: “Questa non è una reazione ai fatti che si sono verificati di recente. L’Anpi già è impegnata contro il fascismo e il razzismo. Gli episodi dei giorni scorsi hanno coagulato una serie di forze politiche e sociali nell’istituzione di questo comitato”.
[mic_dx]Tra 150 che partecipano, ci sono gli ex, come Arnaldo Mariotti (prima sindaco di San Salvo, poi deputato dal 2001 al 2006), Mario Codagnone, per anni leader provinciale delle tute blu, Nicolangelo D’Adamo, consigliere comunale fino al 2011. E poi coloro che sono in carica, come il segretario provinciale della Cgil, Germano Di Laudo, Carmine Torricella della Fiom, e gli amministratori comunali: il vicesindaco Giuseppe Forte, i consiglieri Marco Marra e Marco Marchesani. In mezzo, a metà tra gli ex e gli amministratori in carica, Luciano Lapenna: ex sindaco e attuale presidente regionale dell’Anci. Non manca un drappello di candidati del 2016, da Francesco Del Viscio a Roberto Naccarella, all’avvocato D’Onofrio. I promotori dell’Anpi di Vasto, tra cui Piero Geminelli, Ernesto D’Adamo, Annamaria Di Paolo. A sorreggere, insieme ad altri militanti, lo striscione del Partito comunista c’è Dario Leone. L’elenco non è esaustivo.
La sinistra scende in piazza e decide di rimettersi a navigare controcorrente. Anche su temi, come quello dell’immigrazione, che l’hanno resa impopolare negli ultimi anni.