Abbiamo pensato a lungo sulla storia da raccontare oggi, giorno in cui si celebra la Festa della Mamma. Ne conosciamo tante di mamme, a partire dalle nostre. Una scelta però andava fatta e così mi sono affidato a Costanzo. “Conosco una signora, che ha tre figlie ed è insegnante”. Punto. E così siamo andati ad incontrare Angela a casa sua, senza avere bene in mente che tipo di storia sarebbe venuta fuori. Ma in fondo è questo lo spirito dei nostri racconti narrativi-fotografici, raccontare storie di persone “normali”, che appartengono alla nostra comunità. E così inizia il nostro pomeriggio. Saliamo le scale accolti dal cane che abbaia. Per lui siamo “stranieri”, ma poi capiamo che ha solo voglia di giocare.
Entriamo in casa Gatta-D’Adamo e subito rimango colpito dalla grande quantità di libri presenti in ogni angolo. Sono del marito di Angela. Ma questa è un’altra storia, che torneremo presto a raccontare. Lei è docente d’informatica all’IIS Mattei di Vasto. Ma la sua storia inizia da tutt’altra parte: dai pomodori. Mentre ci sediamo per il caffè “guardate che io metto un cucchiaino di zucchero nell’acqua”, ci avverte lei, parte il racconto. “Mio padre aveva un ingrosso di frutta, qui al piano di sotto. Quando c’erano i pomodori bisogna prenderli dai recipienti e allinearli nelle cassette. Io ne ero molto appassionata e cercavo di prendere sempre quelli migliori. Da allora mi è rimasta questa passione per i pomodori”.
Da questi ricordi di gioventù, che si intrecciano con i giochi per strada, un tempo ormai passato che oggi sembra inimmaginabile, iniziamo a curiosare per casa, cercando di non restare rapiti dalle centinaia di volumi del marito Massimo Gatta. Ogni angolo della casa racconta qualcosa. Come il quadro “con la A scritta in tutti i modi possibili”, ci dice lei passando davanti ad una cornice piena di simboli che a noi sembrano incomprensibili. Passiamo davanti alle stanze delle figlie, Ludovica e le gemelle Lorenza e Letizia. Quando Angela parla di loro le brillano gli occhi. Fino a quando ci mostra i libri sul suo comodino e si arrabbia. “Manca un libro che deve essere sempre qui”. Corre nell’altra stanza fino a quando non torna trionfante con “Il Piccolo Principe” in mano. “Lo sanno le mie figlie che deve stare sempre sul mio comodino. Questo è un libro fantastico”.
Rimango incuriosito da un libro su Audrey Hepburn, anche perchè ho visto qualche foto nelle altre stanze della casa. “Ecco, io volevo essere come lei”, sospira Angela. Nella sala c’è il suo “angolo”. Sulla scrivania ci sono delle violette. “Ne vado pazza. Sono un fiore così bello ma allo stesso tempo semplice. Pensate che quando ci siamo sposati, mio marito ha fatto scrivere sulle partecipazioni Angela Violetta D’Adamo“. In questi giri per la casa ci siamo persi nel racconto della sua vita. Intanto Costanzo scatta, mentre noi proseguiamo nella chiacchierata seduti in poltrona. “Alle scuole superiori ero completamente innamorata della filosofia. All’esame di Stato, pur non arrivando con dei voti altissimi, presi il massimo proprio grazie all’orale in cui presentai degli autori particolari. Ma il mio docente dell’epoca mi sconsigliò di fare filosofia all’università. Così scelsi Economia e Commercio e dopo feci una specializzazione in informatica. E così mi ritrovo ad insegnare proprio questa materia”. L’insegnamento, una parte importante della sua vita. “Oltre ad insegnare la mia materia cerco di trasmettere dei valori ai ragazzi, qualcosa che vada oltre la semplice lezione. Cerco di far capire loro gli insegnamenti della vita. In questi anni la scuola e cambiata e anche le generazioni. Avere delle figlie ancora adolescenti, praticamente della stessa età dei miei alunni, certamente mi aiuta, perchè riesco a capire quello che i ragazzi vogliono comunicare”. Un confronto con il passato è inevitabile. “Prima nell’informatica c’erano meno mezzi ma più applicazione. Oggi i ragazzi hanno possibilità infinite, magari sono capaci di smontare un computer ma poi non sanno spiegarne il funzionamento. Il rapporto con i giovani non è semplice. Se ripenso alla mia adolescenza non la cambierei per niente con quella che vivono i ragazzi oggi“.
Un mestiere appassionante, quello dell’insegnante, anche se il primo amore per la filosofia ogni tanto torna a farsi sentire. “Sono contenta perchè faccio quello che volevo fare”. Girando per casa ho notato tante foto di famiglia. Danno un’immagine di serenità. Tante sono in bianco e nero. “Questi sono i miei genitori”, ci dice indicandone una. “Sono scomparsi a pochi mesi di distanza l’uno dall’altra. Prima mia madre. Dopo pochi mesi mio padre. In quel momento mi sono resa conto che c’era un amore che non avrei più ricevuto. Ho perso un pezzo di me, l’essere figlia. Sono moglie e continuo ad esserlo, madre e continuo ad esserlo. Ma figlia no, quello non lo sono e non lo sarò più”. Moglie, madre, insegnante. Tutti ruoli che cercano di convivere ognuno ritagliandosi il proprio spazio. Ma tutti i libri che ci ha mostrato, quelli suoi, non del marito, le chiedo quando trova il tempo di leggerli. “Io non guardo la tv. La sera mi chiudo in camera e mi dedico alla lettura. Leggo un po’ di tutto”. Ad un certo punto si ricorda di una cosa. “Devo farvi vedere la dedica che mi ha scritto Alda Merini“. E inizia a tirare fuori una quantità impressionante di libri della poetessa italiana, alcuni sono dei veri pezzi da collezione. Fino a quando non spunta fuori (dopo un po’ di ricerca) quello autografato. “Ci tengo tantissimo”, racconta Angela. Mentre siamo in salotto le figlie escono. E’ qui che viene fuori Angela “mamma”. Osserviamo silenziosamente mentre mamma e figlia si salutano e si scambiano un paio di battute. Emerge chiaramente la differenza del rapporto con la mamma tra le figlie di età diversa. Le ragazze sembrano un po’ perplesse nel vedere la mamma alle prese con un tizio che fa tante domande e un altro che fa tante fotografie.
E’ tempo per noi di andare. “Ma solo il caffè avete voluto? Sicuri che non posso offrirvi niente?” La chiacchierata potrebbe durare ancora per ore. Prima di andare via, però, ci mostra una collezione di calamai (con un marito bibliotecario e cultore di libri non potrebbe essere altrimenti). C’è un’oggetto stranissimo. “E’ il primo regalo che gli ho fatto. Un calamaio da viaggio contenuto in scatola a forma di libri in miniatura. L’ho colpito con questa scelta ricercata”. E così salutiamo Angela “Violetta”, l’insegnante di informatica che ama la filosofia e Snoopy “per le sue battute” (non si era capito dalla maglia che indossa?), che a scuola si presenta con un taccuino con disegnato Mafalda e la scritta “oggi mordo”, ma che poi accoglie tutti con un sorriso. Che ha tre figlie a cui ha trasmesso la passione per i libri e Il Piccolo Principe. La storia di una donna “normale”, che vive una vita ogni giorno in qualche modo “speciale”.
Testo di Giuseppe Ritucci
Immagini di Costanzo D’Angelo
Foto – Angela D’Adamo
Angela D’Adamo