Si allarga l’inchiesta su violenze sessuali di gruppo e pornografia minorile in provincia di Chieti. Dopo gli arresti di due mesi fa a Vasto, altri quattro giovani – due di Vasto, gli altri di San Salvo e Paglieta – sono finiti ai domiciliari nell’ambito dell’indagine, coordinata dalla Procura dei minori dell’Aquila, sugli abusi subiti da una ragazza minorenne. Uno degli arrestati è ha compiuto da poco i 18 anni, ma i fatti contestati risalgono a quando era minore. Gli altri tre sono ancora diciassettenni.
Gli incontri avvenivano in garage, locali abbandonati e anche in campagna. Gli investigatori hanno trovato sui cellullari i files che dimostrerebbero il coinvolgimenti di questi ulteriori quattro giovani nella vicenda: si tratta di foto che li ritraggono. “La loro posizione – spiega il maggiore Amedeo Consales, comandante della Compagnia dei carabinieri di Vasto – è marginale, ma solo per frequenza di rapporti: due-tre volte al mese per i giovani arrestati oggi. Nei loro confronti, cè stata la chiamata in correità di uno dei primi due arrestati, confortata dal riscontro dell’indagine dei carabinieri. I riscontri sono nei filmati e nelle foto che li ritraggono. Loro quattro, invece, non hanno preso parte alle minacce di pubblicazione delle immagini”.
La ricostruzione dei fatti – I particolari di questo secondo filone d’inchiesta sono stati resi noti nella tarda mattinata di oggi dal maggiore Amedeo Consales, comandante della Compagnia dei carabinieri di Vasto, in una conferenza stampa tenuta a Chieti, nella caserma del Comando provinciale.
“A seguito di episodi di violenza di gruppo avvenuti a Vasto nell’ambito di contesti minorili ed in particolare a seguito dell’arresto operato lo scorso 4 giugno a carico di due ragazzi minori di 18 anni ritenuti responsabili a vario titolo di violenza sessuale di gruppo, pornografia minorile ed altro – spiega Consales – i militari della Compagnia di Vasto hanno proseguito le investigazioni per fare piena luce ed individuale precise responsabilità di eventuali altri correi.
L’attività investigativa, svolta sotto il coordinamento del procuratore della Repubblica dell’Aquila, Robero Polella, ha consentito di documentare ulteriori epidosi di violenza sessuale di gruppo che hanno visto come protagonisti altri quattro ragazzi minorenni. L’ipotesi accusatoria formulata dall’autorità giudiziaria minorile si fonda su: dichuarazioni della parte offesa, chiamate in correità e riscontri oggettivi sulla presenza di files su dispositivi cellulari. Il gip procedente, Cecilia Angrisano, nel condividere integralmente la ricostruzione eseguita dai e le conseguenti contestazioni giuridiche formulare dall’Ufficio inquirente minorile, ha ritenuto sussistere le esigenze cautelari in relazione al pericolo della reiterazione dei reati e quella investigativa in relazione al porenziale inquinamento probatorio. Gli episodi in contestazione si riferiscono a un biennio fino al mese di maggio 2018, epoca in cui la giovane parte offesa ha avuto il coraggio di denunciare alle autorità preposte i suoi aguzzini.
Ai quattro giovani, tutti incensurati, vengono contestati i reati di violenza sessuale di gruppo continuata e aggravata dalla minore età della parte offesa, violenza privata e pornografia minorile. I quattro giovani, rintracciati nel pomeriggio di ieri, dopo le formalità di rito, sono stati tradotti presso le rispettive abitazioni in regime di permanenza in casa con divieto di comunicare con persone diverse da quelle coabitanti, per la durata di 30 giorni, in attesa dell’interrogatorio di garanzia, che sarà effettuato nei prossimi giorni”.
[mic_dx] La prima notizia – Altri quattro ragazzi arrestati per violenza sessuale di gruppo e pornografia. Le indagini sulle violenze subite per due anni da una giovanissima di Vasto, portate alla luce dai carabinieri nel mese di giugno [LEGGI], hanno convinto il gip del Tribunale per i minorenni de L’Aquila a emettere le relative misure cautelari.
I dettagli dell’operazione verranno resi noti nel corso di una conferenza stampa convocata per le ore 11 di oggi, 9 agosto, nel Comando provinciale carabinieri di Chieti.
Il caso ebbe una risonanza in tutta Italia, con le principali testate giornalistiche che rilanciarono la notizia: una 16enne per due anni, secondo le indagini portate avanti dai carabinieri coordinati dal maggiore Amedeo Consales, fu costretta sotto ricatto a prestazioni sessuali a richiesta (tanto che tra i reati contestati c’è anche la riduzione in schiavitù). Nel mese di giugno in due finirono agli arresti.