“Con nonno e zio Michele e con tre muli carichi si andò al mulino di Dogliola”. È una delle testimonianze di uno scorcio ormai lontano della vita di inizio ‘900 nella valle del Trigno contenuta in Vita ruvida, il diario di Francesco Barisano riportato alla luce da Ernano Marcovecchio con la pubblicazione nell’agosto 2017 LEGGI.
La storia che vi raccontiamo oggi ha a che fare anche questa volta con l’acqua del fiume che divide la nostra regione con il Molise, il Trigno.
In territorio di Dogliola è ancora ben visibile, in un apprezzabile stato di conservazione, la vecchia centrale idroelettrica costruita a fine ‘800 in contrada Vallone – Selvapiana a ridosso di quella che in futuro sarà la Statale 650 “Trignina”.
DA MULINO A CENTRALE – L’edificio nacque come mulino, funzione che conservò fino ai primi anni del ‘900. L’acqua vi arrivava da una derivazione del fiume Trigno che la prelevava in territorio di Tufillo in località Caprafica (dove sono ancora visibili alcune gallerie costruite a servizio della diga mai realizzata).
Dopo aver fatto girare la ruota del mulino, l’acqua veniva usata più a valle per le numerose risaie che in quel periodo erano presenti a ridosso del fiume.
Ad ampliare e trasformare la struttura fu Orlando Vicci di Tufillo che pensò di sfruttare la ruota del mulino per generare energia elettrica.
L’impianto restò attivo almeno fino ai primi anni del dopoguerra. Nella documentazione storica è possibile rintracciare l’interrogazione presentata dall’on. Remo Gaspari nella seduta del 12 febbraio 1958 all’allora ministro dei Lavori pubblici, Giuseppe Togni, sulla mancata convalida della concessione della derivazione dell’acqua avuta da Vicci nel settembre 1944 dal commissario provinciale dell’A.M.G.O.T. (Allied Military Government of Occupied Territories).
La regolarizzazione – probabilmente tra i motivi che portarono all’abbandono della centrale – non fu possibile perché “per tale convalida – come si legge negli atti della seduta – occorre completare l’istruttoria, già iniziata nel 1937, e non potuta proseguire non per colpa dell’amministrazione, sull’istanza allora presentata di varianti (aumento del salto) all’originaria utenza riconosciuta col decreto prefettizio 24 aprile 1908. Occorre infine far presente che nessuna sollecitazione è finora pervenuta da parte dell’interessato per la definizione della pratica”.
OGGI – La struttura, che pure avrebbe un interesse storico, oggi è in vendita e in stato di abbandono. È appena visibile dalla Statale “Trignina”, la fitta vegetazione ne impedisce l’accesso. Smottamenti e allagamenti hanno sommerso in gran parte il locale che ospitava la turbina e gli altri macchinari che tuttavia sono ancora in parte visibili così come il salto che permetteva all’acqua di generare energia elettrica (nella gallery sono presenti diverse foto scattate nel marzo 2015, quando l’edificio era ancora accessibile). Gli interni sono stati vandalizzati e imbrattati.
La vecchia centrale è ancora oggi un importante esempio di archeologia industriale del Vastese purtroppo dimenticato.