“Le istituzioni abruzzesi ci hanno presi in giro. Per asfaltare le strade dove passa il Giro un milione 400mila euro. Per la mancata riparazione di una turbina (25mila euro): 29 morti a Rigopiano. Grazie presidente”.
Uno striscione con questa scritta e le foto delle loro persone care uccise dalla valanga. Li hanno esposti ieri, al passaggio del Giro d’Italia, i familiari delle vittime della tragedia del 17 gennaio 2018.
Il luogo che hanno scelto è “il bivio Mirri, che da Farindola porta a Rigopiano. E’ lì che passò l’ultima turbina prima della slavina”, spiega Mario Tinari, il papà di Jessica, la ventiquattrenne estetista di Vasto che nel resort ai piedi del monte Siella, nel Parco del Gran Sasso, si trovava insieme al suo ragazzo, Marco Tanda, 25 anni, primo ufficiale della Ryanair.
“Il Giro d’Italia si è fermato qui per onorare le vittime. Il 14 c’è stata la commemorazione, con la partecipazione, tra gli altri, del ciclista abruzzese Giulio Ciccone, e di Vittorio Adorni in rappresentanza del mondo ciclistico nazionale”.
Ieri, dopo la dura tappa di montagna sul Gran Sasso e il giorno di sosta per rendere omaggio agli Angeli di Rigopiano, la carovana rosa è ripartita da Penne e ha percorso la decima frazione, con arrivo in Umbria, a Gualdo Tadino.
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