La ministra Lorenzin a Lanciano, l’assessore regionale Paolucci a Vasto. Il centrosinistra lancia la controffensiva elettorale. Ed è la sanità il terreno del contrattacco, visto che le polemiche più roventi delle ultime settimane vertono tutte attorno all’ospedale di Vasto.
Nell’incontro pubblico organizzato dal Pd al Gulliver Center, c’è lo stato maggiore del partito: il segretario abruzzese Marco Rapino, l’assessore regionale alla Sanità Silvio Paolucci, i segretari provinciale e di zona, Gianni Cordisco e Gennaro Luciano, il presidente della Provincia di Chieti, Mario Pupillo, il sindaco di Vasto, Francesco Menna, e i candidati Camillo D’Alessandro (Camera), Cristiana Canosa (Senato), Marusca Miscia (Camera) e Roberta Marulli (Camera). Manca, però, Luciano D’Alfonso: annunciato nel comunicato stampa di invito all’incontro pubblico, il presidente della Regione e capolista al Senato (quindi eletto sicuro) non arriva, nonostante gli interventi si protraggano fino alle 19,40 per una manifestazione convocata per le 17 e iniziata attorno alle 18.
Paolucci comincia mettendo in guardia da “coloro che fanno del razzismo il proprio programma politico”. Attacca gli avversari, a partire dal Movimento 5 Stelle: “In questa zona hanno diversi rappresentanti, persino un europarlamentare. Quante volte fisicamente li trovate sui problemi? Quante volte hanno fatto squadra con gli amministratori locali per il bene del territorio? Mai”.
Poi si scaglia contro il centrodestra e, in particolare, Giuseppe Tagliente, l’ex consigliere regionale che ha fondato il Comitato per la tutela dell’ospedale di Vasto: nella sanità “abbiamo trovato 770 milioni di disavanzo, perché chi è stato per 40 anni in Consiglio regionale non ha fatto nulla per ripianarlo. Il punteggio che viene assegnato sulla prevenzione dei tumori va da 0 a 9. Sapete qual era il punteggio quando c’era Tagliente? Zero. Ora è 9. Ci sono voluti tre anni e mezzo per raggiungerlo. Ma non è solo questo. Sulla rottura dei femori questo presidio ospedaliero ha una risposta eccezionale, come sui cesarei”.
Rivendica l’onestà: “Per la prima volta, dal punto di vista morale, l’assessore alla Sanità non è stato toccato”.
Prima di lui, erano intervenuti gli altri candidati e Gennaro Luciano, che aveva ricordato, riferendosi al centrodestra: “Dimenticano che sono stati al governo per diversi anni. Bisogna tenere presente il punto da cui partivamo e il punto cui siamo arrivati”.
Roberta Marulli: “Mi sono candidata perché sono sempre stata legata a questo partito. Tanti anni fa avevo anche la tessera del Partito comunista”. Cristiana Canosa: “Abbiamo ereditato una Regione piena di debiti. Di Giuseppantonio ha parlato delle strade provinciali, ma lui, in cinque anni da presidente della Provincia di Chieti, non ha fatto nulla”. Marusca Miscia: “Non riusciamo a capire perché chi urla viene ascoltato più di chi fa le cose”. Lo sviluppo passa per “un turismo di tutta la regione e non settoriale”.
Camillo D’Alessandro: “Queste sono elezioni complicate per la politica, per il Pd, per il Paese. Non vogliamo che l’Italia venga trascinata in una delle derive peggiori. Sicuramente si è sbagliato, perché quando si fa si sbaglia. Ma questa è la campagna elettorale in cui la domanda da porsi è: che cosa accade dopo? Il mio concorrente diretto alla Camera è Rotondi, che la prima volta fu eletto ad Avellino, poi a Rho e poi calato qui in Abruzzo. L’Abruzzo ancora una volta è terra di conquista. Di Giuseppantonio deve raccontare che cosa ha fatto per questo territorio. A Roma dobbiamo dire che nella sanità abbiamo bisogno di più risorse: 5 miliardi in più dopo il risanamento. Di questi 5 miliardi Paolucci ha dovuto fare a meno. In ogni collegio abruzzese, la differenza è di 10mila voti. Anche in questo collegio la differenza è di 10mila voti su 80 comuni. Questa è la partita. Se ci si crede, ci si mobilita”.
Rapino: “Priorità a giovani e lavoro” – Secondo Rapino, quello del Pd è “un programma di governo che guarda ai giovani e al lavoro è un programma che guarda al futuro di un Paese. Come Partito Democratico abbiamo già fatto molto in questi anni, prima con Renzi e poi con Gentiloni. Un milione di posti di lavoro in più dal febbraio 2014 ad oggi, di cui più della metà a con contratti a tempo indeterminato, sono un risultato storico, che rivendichiamo con orgoglio. Anche nel nostro Abruzzo il jobs act ha dato risultati più che soddisfacenti: 53mila posti di lavoro in più dal 2014, che ci portano ad una quota di occupati pari a 512mila. Sappiamo, però, che c’è ancora molto da fare. I punti cardine del nostro programma sono: salario minimo universale, una misura di civiltà per combattere l’opportunismo dei lavoretti sottopagati e dei contratti pirata, una tutela fondamentale per tanti giovani; il lavoro di qualità deve costare meno alle aziende, quindi ridurre il costo dei contributi dall’attuale 33 per cento al 29 per cento e introdurre una buonuscita compensatoria, che l’impresa dovrà pagare ad un lavoratore che non viene stabilizzato; puntare sulla formazione, consci del fatto che il mondo cambia e con esso le tecnologie e le necessità delle aziende. A tal proposito, siamo convinti che il lavoratore debba ricevere un “codice personale di cittadinanza attiva”, nel quale confluirà un conto personale della formazione per un monte ore complessivo minimo iniziale di150 ore.
E ancora, incentivare una delle peculiarità del nostro territorio: l’agricoltura, tutelando il reddito degli agricoltori, dei pescatori, dei produttori a partire dalla formazione dei prezzi e sull’equa distribuzione del valore nelle filiere, ma, al contempo, favorire in questi settori il ricambio generazionale, attraverso il potenziamento di strumenti concreti come i mutui a tasso zero e una corsia preferenziale per riportare all’agricoltura terre pubbliche.
Per quanto concerne le politiche di attivazione, invece, ci impegniamo a introdurre una tessera gratuita di 6 mesi per i trasporti pubblici, valida nell’arco di 50km dalla sede di residenza, destinata a tutti i Neet e i disoccupati nei primi 6 mesi dalla dichiarazione di disponibilità al lavoro. Un sostegno concreto a chi cerca un impiego e insieme un incentivo a mettersi in gioco.
Per tutelare i giovani lavoratori che contribuiscono dobbiamo preservare la stabilità finanziaria del sistema e al contempo dare delle garanzie sul loro futuro previdenziale, soprattutto per chi ha carriere lavorative saltuarie e precarie. Proponiamo una pensione contributiva di garanzia, costituita da un livello di reddito pensionistico minimo di 750 euro mensili, garantito alle persone che sono interamente nel sistema contributivo al compimento dell’età di vecchiaia, grazie a un’integrazione a carico dello Stato. Fatti e non parole, che si traducono in un’idea precisa di Italia e di Abruzzo”.