Sarà esposto fino al 10 gennaio, presso l’Archivio Storico Comunale, a Casa Rossetti, il Presepe di Munzù, realizzato con i personaggi creati dall’artigiano e artista vastese Domenico Miscione, in arte Munzù, nato nel 1826 e morto nel 1905. I personaggi del presepe, tutti originali dell’ottocento, appartengono alla famiglia Izzi. “I presepi di Munzù oggi sono una rarità”, spiega Gabriella Izzi Benedetti, presidente della Società Vastese di Storia Patria che ha curato l’esposizione. “Il loro valore è nell’unicità di ogni singolo pezzo e nella testimonianaza del tipo di società, fra cui i costumi, i particolari, che quella societàci tramanda“. La professoressa Izzi Benedetti ha ripercorso la storia del Presepe in Italia, dalle prime raffigurazioni del II secolo nelle catacombe di Priscilla fino ad arrivare al presepe di San Francesco a Greccio e quindi alla grande tradizione che si è sviluppata in Abruzzo, a Napoli, a Bologna e Genova.
Questa mattina, nell’Archivio Storico Comunale, è stato possibile ammirare da vicino le creazioni di Munzù e, grazie al professor Paolo Calvano, di conoscere la storia di questo artigiano-artista e della sua famiglia. “Era figlio di calzolaio – ha raccontato Calvano – ma non seguì la strada del padre e del nonno e si dedicò alla lavorazione della creta”.
[ads_dx]L’opera di Domenico Miscione, che poi fu affiancato anche dai fratelli, aveva luogo nella casa-bottega di vico Moschetti 5, dove creava i personaggi del presepe che poi venivano acquistati dalle famiglie benestanti. Poi, negli anni, la vendita si aprì ai mercati e alle feste di paese rendendo la tradizione poplare. Di Munzù ci sono poche testimonianze storiche, se non il certificato di nascita e matrimonio (conservati nell’Archivio) e le citazioni nelle poesie di Anelli e Gaetano Murolo. Interessante, poi, l’articolo di Francesco Pisarri, giornalista, letterato e anche commissario prefettizio a Vasto, che ben racconta alcune vicende della famiglia Miscione. Della gran mole di personaggi realizzati da Munzù pochi sono giunti ai tempi nostri. La famiglia Izzi Benedetti ne ha oggi circa ottanta, da cui provengono quelli esposti a Casa Rossetti. Nelle parole di Paolo Calvano anche una interessante riflessione sul senso di questi studi e questa ri-scoperta. “Una tradizione – ha sottolineato – è il passato che viene riletto nel presente. Conoscere la nostra storia, quelle della nostra terra, delle nostre famiglie, è il modo per capire il mondo in cui viviamo e conservare ciò che i nostri avi ci hanno tramandato”.
Nel corso dell’incontro, grazie alla presenza di Giacomo De Crecchio, è stato possibile fare un collegamento anche con la tradizione presepiale lancianese e con le ricerche fatte nel corso degli anni attraversi i personaggi, di diverso tipo del presepe. In chiusura le riflessioni del professor Luigi Murolo, primo in tempi recenti ad occuparsi di Munzù. Murolo ha evidenziato le differenze tra il vero presepe teologico, che porta con sè il messaggio cristiano, e quello che diviene una mera narrazione dei fatti del tempo. Interessanti anche le sue riflessioni sui “tempi” del presepe, seguendo le fasi rappresentate nel lunario. “Il presepe ha origine il 2 novembre – ha spiegato Murolo – quando le anime del Purgatorio tornano nel mondo e si conclude il 6 gennaio, con l’Epifania, il vero momento in cui splende la luce“.