Golden Lady un anno dopo. Sono passati più o meno 12 mesi da quando i lavoratori e le lavoratrici dello stabilimenti che produceva calze da donna si ritrovavano ogni 4 sabati per dare voce ad una situazione di estrema sofferenza. In questi dodici mesi, o poco meno, ci sono stati accordi, riconversioni annunciate e di fatto non attuate. Perchè, se una delle due aziende che è subentrata nei capannoni della Val Sinello. la Silda Invest, sta cercando (pur con tante difficoltà) di tener fede agli impegni presi, dall’altra c’è la New Trade, che dei 75 dipendenti da reimpiegare, oggi ne fa lavorare solo 12.
Si sono riaperti i tavoli, si stanno cercando soluzioni. Ma, a ieri, nessuna novità. Rispetto ai presidi dello scorso anno c’è un’unica novità. Il luogo d’incontro di sindacati e lavoratori. Non più davanti all’ingresso principale ma nei pressi di quello posteriore, riservato alla New Trade. Lo stato d’animo dei lavoratori è ormai portato all’esasperazione. Tocca ai tre rappresentanti sindacali, Rucci, Zerra e Schioppa, raccogliere il malcontento di chie si è ritrovato ancora una volta fuori dalla fabbrica per sapere qualcosa sul suo futuro. Non manca una discussione accesa, in cui chi è rimasto senza lavoro, senza ammortizzatori sociali e rischia di restare senza niente, vuole capire come stanno le cose.
I sindacalisti spiegano come sia stata “inviata una richiesta di convocazione urgente a tutti coloro che avevani firmato l’accordo di riconversione, perchè la riconversione non c’è stata”. Al contempo era stato avviato un discorso con la Wollo (la società che si è occupata di gestire il processo di riconversione) e la Golden Lady, per accelerare le procedure che possono portare ad identificare un’azienda che possa subentrare nella parte di capannone rimasta libera per riassorbire le unitò rimaste fuori”. Per questo aspetto, c’era stato l’impegno da parte di Wollo e Golden Lady a comunicare ogni mese lo stato dell’arte ma, da febbraio ad oggi, tutto tace.
Questo è quello che più preoccupa le tante persone rimaste senza lavoro. Il silenzio. “Anche noi ci sentiamo parte lesa in questa situazione – ha detto Giuseppe Rucci, della Cgil-, perchè abbiamo subito insieme a voi. Con questo presidio vogliamo richiamare in causa tutte le istituzioni”, che sono “sparite dopo aver fatto i manifesti e i proclami che era tutto risolto”.
La situazione non è semplice, anche perchè c’è da fare i conti con il drammatico momento economico. “La nostra azione – ha spiegato Franco Zerra- deve essere tesa a far rientrare tutti i 75 dipendenti. Anche chi è stato mandato via dopo pochi giorni dalla Nw Trade e chi non è entrato per niente”. Di fatto, ricomincia nuovamente un percorso già portato avanti in passato. “Faremo sentire la nostra voce- dice Arnaldo Schioppa ai lavoratori che incalzano con le loro legittime richieste-. Oltre che venire a fare il presidio qui davanti, possiamo andare davanti alla sede delle istituzioni”. Il messaggio parte chiaro da Gissi. La riconversione, almeno per questa parte, non c’è stata. E occorre mettere in atto tutte le azioni necessarie affinchè si trovi una soluzione per questi lavoratori e lavoratrici.
Foto – Presidio del 13 aprile davanti alla New Trade
Presidio del 13 aprile davanti alla New Trade.