Venerdì 10 maggio 2013 la settima tappa del Giro d’Italia partirà da San Salvo per arrivare a Pescara. Un evento di grande importanza per la città, un obiettivo inseguito da tempo e raggiunto anche grazie al contributo di Mario D’Angelo, che da anni è impegnato come sponsor nel suo sport preferito, anche a livello professionistico, con il Gruppo D’Angelo&Antenucci, azienda di cui è titolare insieme al socio Alberto Antenucci. A ZonaLocale racconta come è riuscito a realizzare questo sogno, ma anche della sua passione per la bicicletta e i suoi obiettivi per il futuro.
Quella del ciclismo è da sempre una sua grande passione, quando ha iniziato?
Avevo 13 anni, ho corso dal 1975 al 1981, fino a 19 anni, con buoni risultati, poi mi sono trovato davanti ad un bivio e ho deciso di continuare con il lavoro. Una passione nata spontaneamente, ho iniziato per gioco, anche se ero solo, gli altri ragazzi seguivano e giocavano a calcio, per me questo è diventato lo sport della vita.
Come se la cavava sulla bicicletta?
Bene, ho vinto anche delle gare, ero un passista scalatore, partecipavo alle corse sia qui a San Salvo che un po’ in tutta Italia.
Conclusa la carriera da atleta è passato dall’altra parte come sponsor.
Quando come azienda abbiamo pensato ad alcuni modi per farci conoscere abbiamo optato per il ciclismo, costa meno e ti garantisce maggiore visibilità. Ci abbiamo provato iniziando nel 2009 e in pochi anni ci hanno conosciuto in tutta Italia. Abbiamo avuto con noi dei big come Di Luca, Petacchi e Garzelli, ma anche Rabottini che ha vinto la classifica scalatori all’ultimo Giro e Baliani.
Perchè non siete più nei professionisti?
Ora ci dedichiamo al settore giovanile, sia per una questione di costi, sia perché abbiamo deciso di stare in mezzo ai giovani.
E questa idea del Giro d’Italia a San Salvo da dove nasce?
In tre anni nei professionisti abbiamo conosciuto tantissime persone, sia in Gazzetta dello Sport che in Rcs, anche loro hanno contribuito a farci conoscere. Nel 2010 eravamo già ad un passo dal poter ospitare una tappa, ma proprio il giorno prima dell’ufficializzazione del calendario ci hanno comunicato che avevano scelto Termoli. Ovviamente ci siamo rimasti male, ma alla prima occasione ci siamo fatti avanti di nuovo e dato la nostra disponibilità, in seguito ci hanno contattato gli organizzatori e questa volta ci siamo riusciti.
E’ vero che è in gran parte merito suo?
Il merito è dell’Amministrazione che da tempo voleva organizzare una manifestazione di rilievo, sia l’attuale che quella precedente. Non è merito mio, ma di tutti, San Salvo non ha mai ospitato un evento del genere, per la città e gli appassionati è motivo di grande soddisfazione e orgoglio e sono certo che lo apprezzeranno. Noi come azienda abbiamo solo sfruttato l’occasione, ci siamo fatti conoscere ed è stato apprezzato il nostro modo di lavorare negli ultimi cinque anni, la serietà paga sempre, è proprio il caso di dirlo. Ora passa tutto in mano al Comune, dovranno organizzare loro gli eventi e tutto il resto.
Ma ci sperava?
No, ne ero convinto, conosco Gazzetta e Rcs, quando tre mesi fa mi hanno chiamato ero già certo che questa fosse la volta buona, li ringrazio per la bellissima opportunità, ma è anche un modo da parte loro di ringraziare noi per quanto fatto come squadra, come sponsor e come azienda.
Come è andata la trasferta a Milano per la presentazione?
Io ci vado tutti gli anni dal 2009, ho sempre partecipato, ovviamente quella più brutta è stata nel 2010 quando ci hanno escluso.
E il sindaco Magnacca come l’ha vissuta?
Era emozionata ed entusiasta perché ha capito il valore e l’importanza di questo evento. Qualcuno ha detto che dopo la visita di Papa Giovanni Paolo II nel 1983 alla Siv e alla Marelli, questo è l’evento più importante per San Salvo.
Quali sono i vantaggi che secondo lei può portare il Giro?
Questa è una soddisfazione per tutto il territorio, non solo per San Salvo, quando arriva la carovana ne traggono dei benefici anche Vasto, Cupello, Termoli e le altre realtà locali. I vantaggi saranno enormi, non solo di immagine, si avvicineranno molti ragazzi a questo sport allontanandosi dalla strada.
Con la nuova squadra come procede?
Stiamo allestendo sia la juniores che i dilettanti, facciamo crescere il vivaio con Farnese, squadra professionistica, curiamo i giovani dai 15 anni per aiutarli ad entrare nel professionismo. Per noi però è fondamentale farli crescere e formarli come uomini, non solo come atleti, è l’obiettivo principale. Quando si cresce come uomini si cresce anche come atleti.
C’è qualcuno promettente?
I fratelli Michele e Antonio Viola, rispettivamente di 20 e 23 anni, hanno già fatto degli stage con squadre professionistiche e stanno per firmare un contratto con la Lampre e con la Farnese.
Quali obiettivi avete per il futuro?
Nel 2014 vorremmo rientrare nei professionisti con una squadra tutta abruzzese, stiamo organizzando un gruppo di imprenditori della nostra regione, con marchi locali, per dare l’opportunità ai ragazzi del posto di passare ai professionisti senza dover andare per forza al nord lontano da casa.
Perchè continuerà a investire nel ciclismo?
Questa è una grande passione, il ciclismo è uno sport che ti insegna la voglia di non arrenderti mai e ti resta dentro per tutta la vita. Ho voluto che lo praticasse anche mio figlio proprio perché desideravo che gli trasmettesse questo insegnamento, anche se ora ha smesso anche lui perché studia all’università.
Però è anche uno sport spesso al centro di scandali.
Mi devono ancora spiegare perché gli italiani sono sempre penalizzati dalle regole. Perché Valverde che è stato squalificato ha potuto partecipare ai Mondiali e Pozzato, che ha avuto solo dei contatti con un medico, invece no. Noi stiamo esagerando, le regole non sono uguali per tutte e ci penalizzano. Su 80.000 controlli antidoping fatti in Italia 65.000 sono avvenuti nel ciclismo e 15.000 negli altri sport e i positivi sono stati di più in questi ultimi. Il ciclismo di oggi ha fatto passi in avanti sotto questo punto di vista, ci sono i controlli, ma quando viene fuori uno scorretto che non rispetta le regole finisce il mondo, purtroppo i furbi ci sono in tutti gli sport.
Foto – Mario D’Angelo e il ciclismo
Mario D’Angelo e il ciclismo, una grande passione.