Si è conclusa ieri, in tarda serata, la settima edizione del corso di Ricerca e Stabilizzazione del Travolto da Valanga, l’evento formativo organizzato dal Soccorso Alpino e Speleologico Abruzzese, dalla Scuola Nazionale Medici del Corpo Nazionale del Soccorso Alpino e Speleologico, dal 118 Abruzzo Soccorso e dalla Scuola di Specializzazione in Anestesia e Rianimazione dell’Università di L’Aquila e Chieti. Al corso hanno partecipato medici e infermieri che da tutta Italia, per tre giorni a Fonte Cerreto, hanno acquisito le nozioni necessarie non soltanto alla gestione sanitaria dell’incidente in valanga, ma anche agli aspetti organizzativi dello stesso.
“Non a caso il nome del corso – spiega Gianluca Facchetti, medico anestesista e rianimatore del Cnsas e direttore scientifico del corso – chiarisce immediatamente due aspetti fondamentali per chi intende operare in un contesto come è quello della valanga. Innanzitutto un’attenzione particolare va alla ricerca della persona da soccorrere, questo perché in valanga, a differenza di quanto normalmente si fa in un’emergenza sanitaria, bisogna che il paziente venga prima cercato, quindi sondato e scavato, e infine stabilizzato, ovvero gestito da un punto di vista sanitario“. In una tale lotta contro il tempo, diventano dunque fondamentali l’acquisizione di conoscenze tecniche specifiche e la loro applicazione nelle fasi esercitative. È per questo che il corso, da sempre pensato e realizzato attraverso tre passaggi formativi, anche quest’anno ha previsto le lezioni frontali, poche ma puntuali, per rispondere adeguatamente alle esigenze del sanitario che si approccia a un contesto impervio come quello valanghivo. “Quindi una serie di workshop mirati – spiega Facchetti – in cui i discenti hanno la possibilità di provare praticamente, di operare sui passaggi tecnici, strizzando sempre l’occhio a quelle che sono le novità strumentali”. E una parte esperienziale ed esercitativa, dunque con scenari montani che, realizzati anche quest’anno a Campo Imperatore, simulano il tragico evento in sé, ma anche il carico emotivo a cui nella realtà si è sottoposti. E poi quest’anno, dei 21 istruttori nazionali della Snamed, la scuola nazionale medici del Cnsas, c’erano davvero tutti: “Certamente – continua Facchetti – a voler testimoniare la loro quota parte nell’ambito di famiglia nella scuola, soprattutto nei confronti di Valter”. L’evento formativo di quest’anno è stato infatti dedicato ai tecnici del Cnsas che lo scorso 24 gennaio sono stati tragicamente vittime dell’incidente a Campo Felice.