“Il popolo Rom ha un cultura millenaria che nessuno conosce, perché emerge sempre la cronaca. Ma come è riduttivo pensare che tutti gli italiani siano mafiosi, così è riduttivo pensare ai Rom solo per i fatti di cronaca”. Così il professor Santino Spinelli, musicista, compositore e docente dell’Università degli Studi di Chieti, ieri sera al Crocodile Café per la presentazione del libro Rom, questi sconosciuti, che si è svolta tra esposizioni d’arte e musica. Oltre al professor Spinelli, intervistato per l’occasione da Davide D’Alessandro, protagonisti della serata diversi artisti e musicisti, tra cui Carla Cerbaso, Mirta Maranca, Svetlana Fantini, Roberto Gargarella, Vittorina Castellano e i chitarristi Roberto Poretti, Lorenzo Di Deo, il Duo Rebis (Dragani – Caronna) e il Duo Cortes (D’Orazio – De Palma).
Tra poesie, esposizioni, musica e un ricco buffet, la presentazione del libro del professor Spinelli, incalzato dalle domande di Davide D’Alessandro, che ha precisato: “In tanti sanno delle mie posizioni politiche, che non sono mai state contro i Rom o contro gli stranieri, ma contro le istituzioni che mal governano i fenomeni come l’immigrazione”. Tanto precisato, D’Alessandro ha intervistato l’ospite, iniziando dalla domanda più semplice, che però probabilmente rappresenta il cuore del libro e dell’incontro di ieri: chi è il Rom?
Come spiegato dal professor Spinelli, quella dei Rom è una cultura millenaria che nasce nell’India del nord: “Uno dei luoghi comuni è che i Rom siano un popolo nomade, ma dal nord dell’India i Rom sono stati deportati a seguito dell’invasione dei Persiani, tra il 1001 e il 1027. A seguire, dopo la conquista di Bisanzio da parte dell’Impero Ottomano, nella seconda metà del 1400, i Rom sono dovuti nuovamente fuggire, arrivando in Europa, insieme ad altre etnie. Si è sempre trattato, quindi, di una mobilità coatta, non certo di vocazione al nomadismo. In Italia trovarono le Signorie, costituite da nazionalisti che per il controllo sociale attuavano politiche di discriminazione delle culture numericamente minoritarie, impedendo un interscambio culturale”. Nel percorso storico definito dal professor Spinelli inevitabile un passaggio sulle persecuzioni nazifasciste: “Se ne parla poco, ma in quel periodo sono stati uccisi più di mezzo milione di rom”. Un drammatico destino comune, quello di ebrei e rom, che però “quando si sono incontrati liberamente hanno donato arte e cultura all’Europa”.
E proprio l’incontro, il libero scambio tra culture, secondo il professor Spinelli rappresenta lo strumento per armonizzare quella che ormai è “una società multiculturale, ma non interculturale“. La differenza tra multiculturalità e interculturalità, quella rappresentata da una realtà che registra la presenza di tante culture che però non “comunicano” e non si conoscono a vicenda. Da qui l’idea, anche per le amministrazioni locali: un assessorato all’intercultura, proprio per favorire questa comunicazione, necessaria per evitare pregiudizi: “Per dirne una, i rom sono additati come quelli che rapiscono i bambini. Ebbene, non esiste nemmeno un caso del genere accertato da un Tribunale italiano”. E poi i tanti esempi di eccellenze mondiali provenienti dal popolo Rom, dal Nobel per la Medicina, Schack August Steenberg Krogh, ai più “mondani” Elvis Presley e Zlatan Ibrahimovic. E ancora i contributi all’arte e alla musica d’Europa, un immenso bagaglio di lingua, storia e cultura praticamente sconosciuto per quella mancanza di interscambi culturali che per il professor Spinelli ghettizzano il mondo Rom, come quello di altre minoranze etniche, e impediscono una convivenza più serena.