Dai diari dell’associazione Connect, dopo il racconto del viaggio in Turchia [ARTICOLO e FOTO], pubblichiamo il report del viaggio in Georgia che ha visto protagonisti Benedetta La Penna, Osvaldo Francese, Davide De Angelis e Lorenzo Marisi di Vasto.
Tutte le persone che mi chiedono dei miei viaggi, rimangono incuiositi quando dico “…e poi a novembre sono stata in Georgia…”. “La Georgia? Beh dai almeno sei stata in America!” rispondono loro, ed io, sorridendo rispondo sempre “Oh no, l’altra Georgia, quella Caucasica….” e vedo in ognuno di loro, volti quasi delusi. Ma la domanda mia è… avete idea di come sia la Georgia? Era un periodo che effettivamente avevo voglia di fare qualcosa di nuovo, finchè trovai, tramite l’associazione Connect, un TC firmato Erasmus Plus per la Georgia. Ed era tutto spesato! Come si faceva a dire di no! Senza conoscere nessuno, mandai la mia application form e fui subito accettata. Io non mi aspettavo nulla, sapevo anche che il Paese poteva essere zona a rischio, ma feci il biglietto e mi diressi verso est.
Il sorriso dei Georgiani fu la prima cosa che notai all’aereoporto di Tblisi, capitale del Paese. Erano le 3 di notte, io e i miei compagni di viaggio, Osvaldo, Davide e Lorenzo eravamo felicissimi di essere arrivati dopo tante ore di viaggio. Ci misero su un autobus, molto stile Soviet Russia e partimmo verso Bakuriani. Difficile descrivere i paesaggi, le case, l’atmosfera. Era tangibile il peso della guerra e della povertà, le case distrutte, le insegne scritte a mano o arruginite. Per un Europea come me, il cui massimo è stata la Polonia come destinazione, quella visione era davvero nuova per me. Bakuriani fu un sogno. Fummo sistemati in un ostello di legno in mezzo alle montagne, il verde, e altre casette fatte di legno. Il Wifi era davvero l’unico collegamento con la “modernità”: il supermercato più vicino era a qualche minuto di macchina, le macchine erano tutte 80s e le mucche camminavano come vecchiette di paese durante la passeggiata pomeridiana. Ci fu forse un momento in cui mi dissi “Ma dove cavolo mi trovo?” eppure è stata l’esperienza più significativa della mia vita. Il gruppo fu composto da Armeni, Moldavi, Ucraini, Italiani, Inglesi, Polacchi e ovviamente Georgiani. Io fui in stanza con due ragazze armene, è all’inizio fu difficile legare. Il mio inglese scolastico e universitario, risultò davvero imbarazzante davanti all’inglese pulito e impeccabile dei miei compagni di TC.
Il corso in questione riguardò la Leadership: cos’è un Leader? Come si comporta? Qual’è la differenza fra capo e Leader? Il Leader è quella persona carismatica che riesce a coinvolgere le persone, convincerle nel seguirlo. Una persona affidabile, che riesce a organizzare un team senza imporsi. Dopo una settimana di corso, fu evidente che ognuno di noi, e non solo i partecipanti del corso, ma tutti nel mondo , potevano essere dei Leader, anche nelle piccole cose. Ogni giorno affrontammo attività diverse e divertenti, capitammo sempre in gruppi di persone diverse, e legare è stato inevitabile. Ho un ricordo bellissimo di ognuno di loro. In una settimana diventammo ormai una piccola famiglia, e dopo le attività festeggiavamo la fortuna di essere lì con il vino georgiano e il cha cha.
Da italiana, mi sarei dovuta lamentare del cibo? Assolutamente no. I piatti georgiani sono speziati e saporiti, il gusto è medio-orientale, diverso, ma squisito. Ci sono due tipi di vino, uno dolce e uno più secco, ma in compagnia qualsiasi bevanda era adatta. Anche il Cha Cha, la vodka Georgiana, fu adatta ai nostri festeggiamenti, ma nulla a che vedere con il Belvedere, che a confronto è succo di patata. Più andavo avanti e più trovavo somiglianze tra italiani e georgiani. Sono persone allegre, sempre sorridenti e cordiali. Altruisti ed anche molto disponibili. Dopo una settimana di corso, eravamo tutti carichi e pieni di energie. Io in primis, non vedevo l’ora di tornare a casa per applicare ciò che avevo imparato. Gli ultimi due giorni li passammo a Tiblisi, la capitale, dove i nostri amici georgiani ci fecero da guida. La città era di una bellezza particolare, che ti apre il cuore. Bastò un attimo, che mi sentivo a casa. La gente era felice, lo si vedeva nei volti delle commesse dei negozi di souvenir, nella gente che passeggiava, gli ospiti nel nostro ostello.
Palazzi dal sapore arabo si confondevano con lo stile russo imposto dalla precedente guerra, creando un mix di cultura che rendono la città unica. Una città a doppia faccia, Tblisi: dagli imponenti palazzi che trasudano ricchezza, giravo la testa e vedevo edifici a pezzi, forse bombardati, con persone che ci abitavano al loro interno. “E’ normale tutto questo?” chiedevo ai miei ormai amici georgiani, con il mio inglese basic. E loro, con un sorriso abbozzato, rispondevano di si. Riescono anche a parlare della guerra con naturalezza, alzando le spalle, e continuando a vivere comunque la loro vita. So che rivedrò quelle persone, forse in qualche angolo del mondo, o forse in TV, perchè diventati Leader di non so cosa. E anche se lontani, ho un legame con loro ancora molto vivo.
Dieci giorni son stata in Georgia, e son sembrati 100. Conoscere una cultura così diversa dalla nostra, le loro danze medio orientali, la musica, la loro voglia di “occidentalità”, il cibo e il loro vino, mi ha resa ancora di più una cittadina del mondo, mi ha formata come persona, e tutto questo grazie all’associazione Connect di Vasto e il progetto Erasmus plus, che cerca sempre di unire i giovani in Europa e “più”. Comprai due pacchetti di Pall Mall rosse di scorta a 75 cent (di Euro), andammo in aereoporto in taxi e salutammo la Georgia, un Paese sempre sorridente, che non si arrende mai. Imponente e forte, esattamente come la statua di Kartlis Deda.
Benedetta La Penna