La necessità di rinnovare la didattica anche presso l’Istituto Comprensivo Gabriele Rossetti nasce da un’esigenza concreta: l’insegnamento tradizionale che fa leva sui vecchi sistemi non funziona più, i risultati sono sempre inferiori alle aspettative, e la formazione dei giovani non corrisponde alle esigenze della società, occorrono ormai nuove sfide educative!
Numerosi sono i Dirigenti e gli insegnanti che in tutta Italia stanno sperimentando una nuova didattica che permette di ribaltare i tempi e i luoghi. Le sperimentazioni si chiamano flipped classroom, classe scomposta, book in progress, classe rovesciata… Sono tutti metodi che consistono nel cambiare gli strumenti di apprendimento (ebook, tablet, smartphone, pc, internet), nell’invertire i luoghi dove si segue la lezione (a casa propria anziché a scuola), con quelli in cui si studia e si fanno i compiti (a scuola anziché a casa), dove è costante la presenza di un docente.
I metodi sono immediati, semplici, intuitivi per i nativi digitali, in sostanza scomponendo l’aula, trasferendo lo studio a scuola anziché a casa, apprendendo insieme ai propri pari sotto il vigile controllo degli insegnanti, gli studenti assimilano conoscenze utili per la risoluzione di problemi, di compiti di realtà, attraverso discussioni o dibattiti aperti. Ciò significa che gli studenti dedicano maggiore tempo alle esercitazioni in gruppo, ai laboratori, ai compiti, agli studi di casi, all’approfondimento, e per i ragazzi con bisogni educativi speciali si può realmente parlare di didattica inclusiva.
L’idea in comune è quella di fornire agli studenti dei materiali didattici appositamente selezionati, predisposti dall’insegnante. Si può trattare di video, risorse multimediali, libri o ebook: l’importante è che siano in grado di trattare esaustivamente il contenuto.
“In realtà, il miglior modo per fare capire cosa sia la classe capovolta è entrare in una classe e vedere come tutti i ragazzi, anche i più svogliati, si impegnano con responsabilità nel lavoro collaborativo e con entusiasmo nei compiti autentici” – riferisce la prof.ssa Maria Pia Di Carlo che ha assistito alle lezioni capovolte. “Insegnando da vent’anni nella scuola secondaria di primo e secondo grado ho percepito la necessità in questo delicato momento di sperimentare questo nuovo metodo, e insieme al mio Dirigente Scolastico Prof.ssa Maria Pia Di Carlo, abbiamo coinvolto due classi della scuola secondaria di primo grado. Sono 50 ragazzi del primo e terzo anno che con entusiasmo e motivazione si sono prestati a questo nuovo gioco dell’insegnamento a ruoli capovolti, che fanno uso di tecniche e metodologie innovative”, dichiara la prof.ssa Emma Columbro.
In altre parole l’insegnante si trova ad investire il suo tempo nell’accompagnare gli studenti nello sviluppo delle conoscenze, nella loro trasformazione in capacità concrete. Indubbiamente le tecnologie sono in questa fase lo strumento necessario per la realizzazione della prima parte del lavoro. Gli allievi sono arrivati a scuola con tablet, smartphone, pc e grazie al Wi-Fi le risorse WEB sono state messe a loro disposizione che hanno potuto studiarle e impiegarle in modo cooperativo e attivo.
Si tratta di una vera e propria rivoluzione che non è tanto nel metodo di insegnamento, quanto nel diverso modo di proporre i contenuti agli studenti, nonché di articolare i tempi di apprendimento. La prima cosa proposta agli studenti è stata quella di guardare un video, invitandoli poi a consultare materiali vari su internet. Tutto questo è avvenuto a casa. La seconda parte del lavoro avviene invece in classe dove l’insegnante si troverà coppie o piccoli gruppi di studenti già precedentemente preparati. Nel contesto scolastico l’insegnante si preoccupa quindi di proporre e seguire le attività applicative: esercitazioni, compiti di realtà, attività di approfondimento, studio di casi, ecc.
L’insegnante quindi non sta più seduto dietro la cattedra o davanti la lavagna, ma gira tra i banchi, si siede tra i banchi dando a ciascun allievo l’attenzione di cui ha bisogno: i risultati si vedono attraverso una scuola più laboratoriale, i ragazzi sono più coinvolti, più interessati e tutto va meglio. Solo attraverso questa nuova didattica si potrà avere una scuola più inclusiva, più laboratoriale che riuscirà a dare più spazio al lavoro di gruppo e a fare emergere tutti.
Emma Columbro