Per molti di loro probabilmente sarà stato il primo contatto con la neve, ma questo non li ha certamente spaventati: pale in spalla, i profughi presenti nei centri di accoglienza di Palmoli, Carunchio, Schiavi d’Abruzzo e Lentella hanno fatto del loro meglio per contribuire ad affrontare il maltempo di questi giorni, una sorta di riconoscimento per l’accoglienza ricevuta.
Percorsi di inserimento attraverso lavori socialmente utili, come la potatura piante o la pulizia del verde erano già stati avviati, ma indubbiamente l’abbondante neve caduta nelle scorse ore nell’entroterra ha dato modo ai ragazzi dei centri di accoglienza di adoperarsi per la comunità, con maggiore impatto.
Insomma, tra le numerose polemiche tra favorevoli e contrari ai centri di accoglienza dell’alto vastese, quelle che sembrano avere meno interesse al dibattito sono proprio le popolazioni dei paesi che li accolgono e i relativi sindaci, che hanno confermato la bontà della scelta fatta, anche se non esattamente di scelta si è trattato: “Noi sindaci – ha ricordato il primo cittadino di Palmoli, Giuseppe Masciulli – in qualità di pubblici ufficiali non possiamo impedire l’apertura di questi Centri, poiché essi rispondono ad un’esigenza territoriale, internazionale ed umana; siamo tenuti a predisporre quanto necessario e lecito agli operatori e agli immigrati per lealtà morale ed istituzionale, ma, oltre al mandato professionale che vogliamo rispettare nell’espletamento del nostro lavoro, – ha aggiunto Masciulli – siamo fieri di poter veder realizzare un’accoglienza civile e costruttiva atta a realizzare un Comune d’élite in tema di immigrazione. Ricordate che anche l’ostrica da quella che appare una difficoltà (l’inserimento di un granellino di sabbia nella sua corazza) crea un capolavoro: una perla. Molto spesso queste persone, così diverse da noi, possono aiutarci a riscoprire la bellezza della nostra città e delle nostre anime, attraverso un giardino pulito e pronto ad accogliere bambini e famiglie, gremendo le nostre chiese, aiutandoci a portare in auto la spesa, guidandoci, involontariamente, in una lettura schietta dei nostri comportamenti razzisti e non, dei nostri atteggiamenti morali e immorali mettendoci di fronte ad uno specchio interiore eluso troppo spesso”.