Eleonora Muraglia, 18enne studentessa vastese del Liceo Classico Pantini-Pudente, ha trascorso un anno negli Stati Uniti. Da poco è tornata in Italia e Matilde Di Vincenzo l’ha incontrata per farsi raccontare le emozioni del suo periodo oltroceano.
Cosa ti ha portato a provare l’anno all’estero? È stata una tua scelta oppure sei stata spinta dai tuoi genitori?
La scelta è stata totalmente mia. I miei genitori non mi hanno influenzata anche perchè non erano nemmeno a conoscenza di queste opportunità. Sono stata presa dalla voglia di visitare un paese straniero, conoscere nuove persone, vivere nuove esperienze e imparare una nuova cultura.
Perché tra vari paesi che vengono proposti hai optato per gli Stati Uniti?
Ho scelto gli Stati Uniti perché mi erano piaciuti particolarmente quando ci andai in vacanza. Ero molto interessata a sapere come si viveva realmente là, perché vediamo lo stile di vita americano solo nei film. Inoltre, volevo conoscere meglio la cultura di quel Paese, che mi ha sempre affascinata.
Hai ricevuto dei consigli da ragazze/i che avevano già fatto quest’esperienza?
All’inizio mi ero informata su internet grazie a vari blog che i ragazzi scrivono riguardo le loro esperienze di studio negli Usa. In seguito ho ricevuto dei consigli anche da una ragazza di Vasto, Fiorenza Levantesi, che aveva già vissuto un’esperienza simile.
Dieci mesi lontana da casa sono tanti. Non avevi paura di non riuscire a reggere la situazione?
Prima di partire mi aspettavo che ci sarebbero stati dei momenti difficili, perché mi rendevo conto che 10 mesi erano davvero tanti, sarei stata dall’altra parte del mondo e in una famiglia che non conoscevo. Ma i “genitori” che mi hanno accolto mi hanno trattato come se ne fossi parte, proprio come una figlia. Per questo, non ho avvertito tanta nostalgia.
Quali erano le tue aspettative?
Durante il viaggio, in aereo, mi chiedevo come sarebbe stato l’impatto con la famiglia. Pensavo che i primi giorni sarei stata male a causa del distacco e della nuova scuola, perché, non parlando la stessa lingua, stringere nuove amicizie con i compagni sarebbe stato molto difficile. Invece è andata meglio di come immaginavo.
In che città vivevi e come ti è sembrata? Soddisfaceva le tue esigenze?
Vivevo in Arizona, precisamente a Sunrise, una città di più di 100.000 abitanti, molto vicina alla capitale Phoenix. Mi è piaciuta tanto e mi sono trovata molto bene, perché mi ha permesso di vivere come una vera americana, anche grazie ai tanti servizi che offriva.
Com’era la famiglia che ti ha ospitato?
Mi devo ritenere molto fortunata, perché da quando mi sono venuti a prendere in aeroporto, i genitori mi hanno messo a mio agio, riuscendo a farmi vivere quest’esperienza in serenità. La posso quindi definire una seconda famiglia.
L’inglese americano è molto diverso da quello britannico. Hai avuto problemi di comprensione?
All’inizio non capivo niente, avevo molta difficoltà, soprattutto a scuola, a causa del linguaggio “slang” usato dai ragazzi. Loro, allo stesso tempo, non mi comprendevano, per via del mio vocabolario un po’ limitato. Finalmente, dopo un mese, mi sono abituata, anche se devo ammettere che ci è voluto tempo.
Com’è lì la scuola? Che impressione ti ha dato?
La scuola mi ha molto impressionato, perché è identica a come la vediamo nei film! Era grandissima: ospitava più di 3000 studenti. In generale, la scuola americana è molto diversa da quella italiana. Si imparano cose diverse ma, grazie ai vari fondi, incentiva molte attività extra-scolastiche come sport e attività creative. Dispone infatti di numerosi strutture sportive e laboratori. In questo campo è migliore rispetto a quella italiana. D’altra parte, però, ho trovato un enorme divario dal punto di vista didattico. In Italia siamo abituati a studiare per interrogazioni orali e per i compiti in classe e, in alcuni casi, a passare ore sui libri. In America, invece, non si fanno i test orali, ma solo quelli scritti (spesso a crocette) e progetti.
Come ti sei trovata in classe?
Mi sono trovata benissimo grazie ai miei compagni, che erano molto socievoli ed amichevoli. Nei film di solito viene evidenziato il concetto di “IN and OUT”. Sinceramente non l’ho notato. A scuola sono tutti amici e si tende a stare insieme, ad eccezione dei soliti gruppi, come quello dei footballer e dei nerd . Avevamo anche un gruppo di cheerleaders, i cui membri tendono a stare prevalentemente tra di loro, ma non sono così popolari come si vede nei film.
Quali corsi hai scelto di sostenere?
C’erano dei corsi obbligatori da sostenere, come inglese, storia americana, economia (nel primo semestre) e governo (nel secondo). A questi se ne potevano aggiungere altri scelti dagli studenti. Ho scelto film, matematica e piano.
Come si svolgeva normalmente la tua giornata (a scuola)?
La scuola iniziava prestissimo, circa alle 7:15. All’inizio è stato un po’ traumatico, ma poi ci ho preso l’abitudine. Facevo le prime quattro ore, e tra una e l’altra bisognava cambiare classe entro 5 minuti. In Arizona, però, facendo sempre bel tempo, si poteva uscire fuori nel cambio dell’ora. Dopo andavo alla mensa, dove si poteva prendere quel che si voleva, anche se in dieci mesi non ho mai assaggiato niente. Mi portavo sempre un panino, perché quello che cucinavano era immangiabile! Di solito assistevo alle varie lotte di cibo che scoppiavano, dalle quali dovevo scappare per non sporcarmi. Altre due ore di lezione nel pomeriggio e poi uscivo alle 15:00.
Come passavi il tempo libero?
Dopo scuola mi univo al “Media club”, un’ associazione di cui ero membro, correlata al corso che tenevo a scuola. Il martedì dovevo andarci obbligatoriamente, ma di solito ci rimanevo anche gli altri giorni. Altre volte, invece, tornavo a casa oppure uscivo con i miei amici. Nel weekend andavo con il mio gruppo nei centri commerciali o al cinema, come di solito fanno tutti i ragazzi americani.
Sei riuscita a fare delle escursioni o a visitare qualche altro posto mentre eri in America?
Con la famiglia sono andata in California, Nevada e a Las Vegas. La scuola, invece, ha portato il nostro corso di film in Florida, per partecipare al STN (student television network), una competizione a livello nazionale.
Ogni quanto ti tenevi in contatto con la tua famiglia ed amici? Hai sentito molto la loro mancanza?
Parlavo ogni sabato e domenica con i miei genitori su Facetime o Skype, mentre i mie amici li sentivo spesso su Whatsapp o Skype. Quando chattavo con loro avvertivo molto la loro mancanza. Nonostante ciò, sapevo che a giugno sarei tornata e che li avrei rivisti. Ora che sono qui, infatti, voglio godermi ogni momento insieme a loro.
Cosa ti è mancato di più dell’Italia?
Sicuramente il cibo! Spesso la mia famiglia tentava di prepararmi un pasto italiano cucinando la pasta. Apprezzavo lo sforzo, ma non poteva mai essere uguale alla nostra!
Sul finire dell’esperienza eri contenta o no ti tornare?
Da una parte ero contenta di rivedere tutti, ma dall’altra ero triste, perché avevo stretto delle amicizie e mi ero trovata molto bene. L’America era diventata quasi la mia vita, perciò è stato un po’ doloroso abbandonare tutto. Nonostante ciò, ero felice di rivedere i miei cari.
Ora che sei a Vasto, quali esami di riparazione dovrai sostenere? Non temi di trovarti in difficoltà l’anno prossimo visto che il secondo liceo è un anno molto importante?
Dovrei recuperare le materie che non ho fatto durante l’anno, tra cui latino, greco, storia e filosofia. Probabilmente la mia professoressa di scienze mi porrà qualche domande di chimica, visto che in America non si fa al quarto anno. Sicuramente mi troverò un po’ in difficoltà l’anno prossimo, dunque quest’estate mi impegnerò e studierò per mettermi in pari con il programma, per quanto è possibile. Ovviamente non posso fare in due mesi ciò che i miei compagni hanno svolto in nove. Malgrado ciò, sapevo che sarei andata incontro a questo, quindi va bene così.
Come puoi definire questa tua esperienza?
È stata un’esperienza bellissima, positiva da tutti i punti di vista, che ti apre la mente e che ti permette di scoprire un nuovo mondo. Consiglio fortemente di provarla, a patto che si sia convinti delle propria decisione. Queste esperienze mettono alla prova la tua maturità ed autonomia proprio perchè bisogna aspettarsi di tutto.
Matilde Di Vincenzo