Renato, Giovanni. E poi Renato e Giovanni. Uniti da un cognome, Atturio, che per buona parte dei vastesi vuol dire elettricità. Abbiamo approfittato del giorno di chiusura per andare ad incontrare con tutta tranquillità Renato Atturio. Con lui c’è il figlio Giovanni che coltiva la passione per il cinema con quella per cavi, prese e spine. Una passione ereditata dl padre Renato e da nonno Giovanni. Con questi nomi che si ripetono inizio a fare un po’ di confusione. È attraverso le foto sul banco che torniamo indietro nel tempo per ricostruire la storia di Renato Atturio. “Mio nonno Renato era dipendente dell’Unes, l’attuale Enel, e negli anni a cavallo della seconda guerra mondiale lavorava alla realizzazione delle linee elettriche. In particolare era nella zona di Palmoli, dove c’erano le centrali, e da lì scesero a valle. Avviò con i figli, tra cui mio padre Giovanni, la prima rivendita di materiali elettrici e di installazione di piccoli impianti nelle case. Era il 1946 e all’epoca eravamo all’interno del cortile di palazzo d’Avalos”. La prima sede è nel fondo del cortile, dove oggi c’è il porticato. Da lì parte l’avventura della famiglia Atturio con l’energia elettrica. Renato racconta la sua storia come se la stesse vivendo oggi, anche il figlio, che chissà quante volte l’avrà sentita raccontare, è sempre pronto ad inserire qualche particolare nel racconto. Il primo negozio “ufficiale” con il nome Atturio è del 1948, con lo spostamento all’esterno del palazzo marchesale, al numero 17 di piazza Pudente. I primi televisori, le radio, gli impianti elettrici.
Anno dopo anno, con tutta la famiglia, fratelli e sorelle, poi nipoti, a far crescere l’attività avviata da Renato senior. Il boom economico portò l’espansione e la crescita dei consumi anche in una piccola città come Vasto. Con orgoglio Renato ci mostra un attestato di merito della Candy. “Questo è per aver venduto 1000 lavatrici nel 1964”. Io e Costanzo sgraniamo gli occhi. “Mille in un anno?”, gli chiedo incredulo. Furono proprio mille, in tutto il Vastese, contando anche i rivenditori che si fornivano da loro. Per Renato, che dal 1972/73, una volta conseguito il diploma, è arrivato l’impegno a tempo pieno nell’attività di famiglia, l’anno decisivo è il 1979. “Mi ero sposato, eravamo in tanti a lavorare in negozio e così decisi di aprire la mia attività. Il punto di via Madonna dell’Asilo c’era già e così fu un passaggio naturale”. Da lì inizia il suo nuovo percorso. La mia curiosità, però, è attratta dalle foto di quella che sembra una grande esposizione. “Per tre anni la Rai finanziò una fiera campionaria di apparecchi tv e radio – mi spiega Renato -. Il primo anno si fece sopra l’attuale Cassa di Risparmio, poi per due anni al palazzetto dello sport. Eravamo una ventina di ditte vastesi. Oltre a noi c’erano Bassi, Barone, Vinciguerra, D’Annunzio, Pepe, Argentieri e tanti altri”. Molte di queste ormai non ci sono più. Andando a memoria penso a Barone, che oggi con Michele, porta avanti l’attività familiare. Ogni tanto si inserisce Giovanni, soprattutto quando nei ricordi compare l’altro Giovanni, il nonno. “È stato lui a tramandare la passione”. Una passione che si percepisce immediatamente quando ci aprono le porte del laboratorio, utilizzato da Giovanni senior fino agli ultimi giorni di vita. “Un’attaccamento al lavoro incredibile – racconta Renato – lo stavo portando in ospedale e lui si preoccupava di un elettrodomestico che aveva iniziato a riparare e doveva riconsegnare”. Tanti anni di attività a contatto con la gente segnano in maniera indelebile la vita delle persone. “La mia soddisfazione è quella di riuscire ad accontentare sempre tutti. È difficile che non si riesca a trovare una soluzione. Poi, come in ogni rapporto, ci possono essere discussioni, litigi, cose che non vanno. Ma quello fa parte della vita e del lavoro”.
Tra i ricordi più belli ci sono quelli delle decine di ragazzi che hanno “imparato il mestiere” dalla famiglia Atturio. “Quella della formazione è stata sempre un’attività viva, sia per mio padre che per me – dice Renato mostrandomi una foto in bianco e nero in cui ci sono due giovanotti, sorvegliati dal mastro, alle prese con un quadro elettrico -. Da tutto il Vastese venivano per imparare un mestiere. E poi tanti di loro hanno aperto la loro attività. Con tutti c’è sempre stato un rapporto cordiale.Venivano anche gli studenti degli istituti professionali. Ma ormai, con le leggi che ci sono, avere un ragazzo come apprendista è diventata una cosa impossibile”. Quasi settant’anni di storia sono qualcosa da fissare nel tempo. Anche perchè, nel corso dei decenni, sono stati messi da parte tanti strumenti che hanno fatto la storia. Questo è il sogno di Giovanni, che vuole realizzare un museo per la città. Ci tiene a mostrarci una parte della collezione e scopriamo davvero qualcosa di incredibile. Dalla prima tv installata a Vasto, passando per radio e televisioni di ogni modello, ventilatori, frigoriferi e tanto altro. “E questa è solo una parte del materiale che abbiamo raccolto”. Davvero ce n’è per fare un museo della modernità che sarebbe un luogo di apprendimento per le giovani generazioni e di ricordo per gli adulti. A fare una preziosa sintesi della lunga attività di Renato è sua moglie, che lo affianca nella conduzione dell’attività. “Per lui questa è tutta passione. Molte volte, specie nel riparare qualcosa, impiega ore e ore, ma alla fine è soddisfatto quando ci riesce”. L’avere radici così lontane ha permesso di accumulare una mole incredibile di materiale elettrico che oggi, con la riscoperta dei vecchi apparecchi, si rivela decisivo. Nel magazzino ci fanno vedere un numero imprecisato di scatoloni contenenti valvole che oggi sono fuori produzione e quindi introvabili. “Si è diffusa la voce che abbiamo tutti questi pezzi di ricambio antichi e così ci cercano anche da fuori”. Da quando ha iniziato fino ad oggi Renato ha visto mutare la tecnologia, dovendo sempre aggiornarsi. I manuali tenici che ancora oggi trovano spazio nel laboratorio sono stati sostituiti dall’online. “Mi sono sempre mantenuto aggiornato, in particolare sulle leggi della sicurezza. Poi tutto è derivato dall’esperienza pratica”.
Un incarico terminato lo scorso anno è quello di referente per gli impianti della Rai. “Quando installarono il ripetitore in corso Italia ci diedero questo incarico. Dovevo sempre essere pronto ad intervenire se c’era qualcosa che non andava. Oggi, invece, che si trasmette in digitale, gli impianti hanno un sistema wi-fi che in caso di guasto invia la segnalazione a Pescara e l’operatore, sempre via rete, riesce ad intervenire”. Una cosa a cui Renato e la sua famiglia tengono particolarmente è il rispetto per l’ambiente. “Siamo gli unici a Vasto e fra i 3 in Abruzzo a raccogliere le lampade a neon. Li recuperiamo e poi provvediamo a consegnarli ad una ditta specializzata per lo smaltimento”. Potremmo stare qui per ore, ad ascoltare i racconti di padre, Renato, e figlio, Giovanni, su un mestiere e una passione ereditati da Giovanni e Renato senior. E scopriamo che il negozio ormai è diventato quasi un punto di ritrovo. “Ci sono persone che vengono qui anche se non hanno bisogno di niente – spiega Giovanni -. A noi fa piacere, specie quando sono turisti che ogni anno tornano a trovarci perchè sono affascinati da un negozio come il nostro”. Toccherà a lui, oltre che andare avanti con il progetto del museo che sarebbe un peccato non vedere realizzato, proseguire nell’attività di famiglia. “Ero ancora piccolissimo quando mio nonno mi faceva fare i primi lavori. E ho imparato tanto da lui e mio padre anche semplicemente osservandoli”. La storia di una famiglia, come tante famiglie che in una città come Vasto, cresciuta (ma non troppo) negli ultimi 50 anni, hanno rappresentato e in buona parte continuano a rappresentare un tessuto sociale da conservare. Prima di salutarli non posso fare a meno di chiedere a Renato una cosa forse banale: “Ma quante volte hai preso la scossa?”. Lui e Giovanni scoppiano a ridere e il papà risponde: “Di continuo, ma sono scosse leggere, perchè lavoriamo sempre con le protezioni di sicurezza – e mi mostra una presa con il salvavita -. Quando hai gli apparecchi in tensione può capitare che un puntale tocca dove non dovrebbe e prendi la scosa. Ma è un pizzico. Diciamo che ti tiene sempre attivo!”.
Testo di Giuseppe Ritucci
Foto di Costanzo D’Angelo