Un album di famiglia che si apre e si intreccia con la storia della città. Una duplice visione per raccontare l’unicità di un uomo, Silvio Ciccarone, la cui figura resterà scolpita per sempre nella pietra della memoria vastese. A volere questo appuntamento è stato il Rotary Club di Vasto, guidato da Pierpaolo Andreoni, che ha affidato la conduzione della serata all’istrionico Gianfranco Bonacci. La figura di Ciccarone è stata raccontata attraverso parole ed immagini degli album di famiglia, con il supporto creativo di Emma Columbro. Il cuore della narrazione ha visto protagonisti uno dei figli, Paolo, e sua moglie Letizia Daniele, dirigente scolastica del Liceo Pantini-Pudente. Gli articoli 54 “I cittadini cui sono affidate funzioni pubbliche hanno il dovere di adempierle con disciplina ed onore” e 97 “I pubblici uffici sono organizzati secondo disposizioni di legge, in modo che siano assicurati il buon andamento e l’imparzialità dell’amministrazione” della Costituzione Italiana sono stai i due binari su cui è viaggiata la serata. Interessanti le testimonianze video presentate sullo schermo della Pinacoteca di Palazzo d’Avalos per raccontare un uomo, discendente di una famiglia che ha svolto un ruolo da protagonista nella storia italiana e vastese nell’800 e ‘900.
“Si preoccupava di mettere a proprio agio i dipendenti – racconta Angelo Marino – e chiedeva sempre il massimo a tutti”. Nino D’Annunzio ricorda come, con Ciccarone alla guida (1962-1973), “i consigli comunali erano sempre molto seguiti per l’interesse suscitato dalle discussioni. Nella sua amministrazione pretese sempre una rappresentanza delle minoranze nelle commissioni”. Ad intervallare i racconti di Letizia Daniele e Paolo Ciccarone, con molte foto e ricordi sulla vita pubblica e privata di don Silvio, ci sono stati gli interventi dei sindaci che lo hanno seguito alla guida della città. All’assessore Anna Suriani il compito di rappresentare il sindaco Lapenna, assente per influenza. “Credo che con la sua azione lungimirante Ciccarone abbia interpretato alla perfezione il ruolo di sindaco dei cittadini”. Filippo Pietrocola era sindaco quando Ciccarone morì, il 23 gennaio 2003, e dispose la camera ardente in Municipio. Da lui anche ricordi personali, come quelli della “sua storica auto, la R4, che tutti conoscevano, una sorta di Batmobile in giro per la città”. E poi un ricordo raccolto da Peppino Giangiacomo. “È stato assessore quando aveva solo 27 anni con Ciccarone. Mi raccontava dei viaggi a Roma per andare a chiedere fondi per Vasto al Ministero: si andava con la macchina di don Silvio, si partiva quando decideva lui, si mangiava dove decideva lui e sopratutto pagava tutto lui”. Un aspetto, questo, sottolineato da più interventi. Un Ciccarone che nei frequenti viaggi istituzionali ha sempre sostenuto di tasca sua spese che sarebbero state a ben ragione a carico dell’ente. Comportamenti che paragonati a quelli dei politici attuali sembrano quelli di una creatura di un altro pianeta.
Ciccarone è stato l’ultimo podestà di Vasto (Istonio a quel tempo) e, come ha raccontato ancora Nino D’Annunzio, protagonista di un atto di coraggio assoluto. “In seguito ad un attentato subito i tedeschi arrestarono 10 persone per fucilarle, visto che non era stato trovato il colpevole. Lui andò al comando e si offrì in cambio di quelle dieci persone. Passo una notte in carcere, in attesa della fucilazione. Mi raccontò che fu una notte insonne in cui, per l’estremo dolore dovuto all’angoscia per la sua sorte, sudò sangue. Ma la mattina successiva gli alleati entrarono a Vasto e lui fu salvo”. Aggiunge il figlio Paolo: “è stato l’unico podestà a rimanere anche dopo l’arrivo degli alleati, perchè il Comitato di liberazione nazionale si fidò delle sue capacità”. Il ricordo prosegue ancora attraverso le parole degli ex sindaci, come quelle di Antonio Prospero che ne apprezzava “la capacità di pensare alle grandi opere come a quelle più piccole per la città. Ci ha lasciato l’insegnamento di amare la città ed essere onesti”. Oltre all’esperienza di sindaco Ciccarone ricoprì anche quella di commissario del Consorzio di bonifica, dando il via alla realizzazione della fondovalle Trigno e della diga di Chiauci. Così come durante i suoi anni arrivano il tracciato della statale 16 e quello autostradale.
Letizia Daniele ne traccia un profilo umano, imperniato sul concetto di “bellezza”, con le forti esperienze familiari, culturali, i viaggi, i legami forti con tante persone. Tra questi i giudici del tribunale di Lanciano. “A quell’epoca a Vasto non c’era il tribunale ma solo la pretura – racconta Paolo Ciccarone – e a mio padre era affidato l’incarico di presiedere le udienze come vice pretore aggiunto. Si era creato quindi un forte legame con i giudici lancianesi, con cui aveva stretti rapporti. Poi riuscì ad ottenere l’apertura del tribunale nella nostra città”. Nino D’Annunzio ricorda la stagione della Lista Civica “Il Faro”, nata all’interno della parrocchia di San Giuseppe, da un gruppo di dissidenti della Democrazia Cristiana, che trovarono in don Felice Piccirilli una spinta all’impegno sociale e in don Silvio Ciccarone, che la Dc non voleva ricandidare, la guida politica. “Nelle elezioni del 1966 ci fu il pareggio, con 15 seggi alla Dc, 9 al Faro e 6 al Partito Comunista. Ci fu quindi il commissariamento e nelle elezioni che seguirono ce la facemmo a vincere, con 16 seggi per quello che venne ribattezzato il governo Faro-Comunista”.
A concludere la serata è stato Massimo Desiati, per il suo legame con la famiglia Ciccarone e l’amicizia con i figli. “Uno dei primi ricordi che ho è quando cercai Silvio Ciccarone sull’elenco telefonico e ci trovai scritto sotto coltivatore diretto. Un avvocato, un uomo pubblico, si qualificava come coltivatore diretto. Questa era la sua grandezza, la sua umiltà. Ripensando alla sua esperienza politica non è possibile non ricordare la situazione degli anni ’60 a Vasto. C’erano pochi luoghi di aggregazione, la socializzazione avveniva nelle chiese, negli oratori, nei campetti. E come non ricordare la Domus Pacis di San Giuseppe, una realtà per l’istruzione e l’educazione, con Don Felice Piccirilli che con maestria e amore ha cresciuto questa generazione di vastesi. Ecco, da quei fermenti che scuotevano Vasto, nacque Il Faro, in cui don Silvio, fu una preziosa guida”. Desiati ha ricordato la grande cultura di Ciccarone, “sapeva tutto”, e si chiede “Cosa farebbe oggi di fronte alla spoliazione del nostro territorio?”. Le caratteristica da tutti ricordata è un grande “aspetto etico, doti che si acquisiscono dai padri e dai nonni. E sul piano dell’azione politica seppe coniugare le anime opposte, tradizione e modernità, destra e sinistra, il tratto aristocratico con quello popolare”. Un doveroso ricordo anche per Nicola Notaro, sindaco che venne dopo Ciccarone, altra fulgido esempio di amore per la città. A chiudere la serata una foto con tutti i componenti della famiglia Ciccarone insieme al presidente Andreoni, che può essere aggiunta come ulteriore tassello di una narrazione da far conoscere “alle nuove generazioni affinchè sappiano chi era don Silvio”.