Sono al lavoro da questa mattina i tecnici della Sasi, la società che gestisce il servizio idrico in città, per cercare la rottura nelle tubature che ha provocato la frana di parte del costone orientale in corrispondenza di via Tre Segni (leggi la notizia di ieri). Una rottura nelle condutture è evento certamente non prevedibile ma che fa suonare un campanello d’allarme sulla situazione idrogeologica di buona parte della città. Sotto al marciapiedi di via Tre Segni ora c’è il vuoto, vista la grande quantità di terra scesa a valle, per molti metri. La stessa palma ieri letteralmente inghiottita dal marciapiedi, ora si trova alla fine del pendio. Le lunghe crepe sull’asfalto evidenziano come la porzione interessata dalle infiltrazioni, e quindi a rischio, potrebbe essere più estesa di quella in evidenza.
Con la strada chiusa al transito questa mattina sono tane le persone che si fermano dietro alle transenne per capire cosa stia succedendo. E un po’ di preoccupazione c’è, specie nelle persone anziane, al sentire parole come smottamento, cedimento, frana, che evocano ricordi lontani ma sempre vivi nella memoria di chi nel 1956 vide una parte della città sparire per sempre.
Ieri sera il responsabile del settore Servizi del Comune di Vasto, Ignazio Rullo, ha spiegato come si dovrà procedere. “Per prima cosa bisogna individuare la rottura e intervenire sulle tubature, e questo è compito della Sasi. Poi si dovranno eseguire i lavori di consolidamento, così come fatto in altri punti del costone”.
Le polemiche – Sulla vicenda intervengono i consiglieri comunali Massimo Desiati (Progetto per Vasto) ed Etelwardo Sigismondi (Fratelli d’Italia). “Consolidamento idrogeologico versante est centro abitato e Centraline di monitoraggio idrogeologico versante est centro abitato, sono stati questi due degli emendamenti presentati dai gruppi di “Progetto per Vasto” e “Fratelli d’Italia”, in Consiglio comunale, al Piano Strategico della macroarea Vasto-San Salvo. Ma la maggioranza ha ritenuto doverli bocciare. Ricordiamo che la caratteristica di tale strumento di pianificazione è quello di vedere avvantaggiate le idee progettuali in esso contenute al verificarsi di opportunità di finanziamenti regionali, nazionali o europei. Eppure, gli interventi così indicati non sono stati ritenuti prioritari e meritevoli di considerazione.
Ad ogni smottamento che, sempre più frequentemente, si verifica sul lato est della città, si elevano grida d’allarme ed agli interventi fino ad ora eseguiti, grazie ai finanziamenti del Ministero dell’Ambiente e della Regione Abruzzo nel 2004, ne devono seguire altri, nel rispetto del progetto di consolidamento del centro abitato finanziato, allora, dal CIPE. Invece l’amministrazione comunale sembra sottovalutare il problema, limitandosi a prender tempo, come comprovato dalle dichiarazione dell’assessore Marra, il quale, oltre un anno fa, proprio relativamente altratto Piazza Marconi/Loggia Amblingh, in questi giorni interessato da nuovi fenomeni, prometteva: L’obiettivo è di portare a compimento tutte le opere di consolidamento entro il 2013, attardandosi su richieste di verifiche più approfondite per accertare se la situazione ha subito un’involuzione. A questo punto, ci chiediamo quale altra verifica ed indagine sarebbe necessario fare, considerando che la nostra città è inserita da anni nel progetto Cipe da cui sono derivati i finanziamenti su ricordati”.
Durissimo il commento di Davide D’Alessandro: “Lo smottamento di Vasto è la frana di una classe politica irresponsabile, che consola il morto ma non protegge i vivi, che gestisce poteri e carriere ma non pianifica, non progetta, non ha alcuna idea di politica ambientale. Si spreca denaro pubblico e si regalano opere pubbliche. L’immagine della città non era mai caduta così in basso”.