Cosa accadrà realmente lo si capirà solo nelle prossime settimane. Le guardie mediche nel Vastese chiuderanno senza che al loro posto si crei una struttura di assistenza medica sul territorio? Questo il pesante interrogativo al centro dell’incontro svoltosi presso la Sala museale di Monteodorisio. Erano tanti i medici della Asl 2 Lanciano-Vasto-Chieti, ed erano tanti anche gli esponenti politici. Un incontro per riportare al centro del dibattito quella che si configura come un’emergenza aperta su due fronti. Il primo, quello dell’assistenza sanitaria ai cittadini dell’entroterra, già tanto penalizzati dai tagli in ogni settore. Il secondo, quello del lavoro dei medici, con 88 persone coinvolte nel processo di chiusura.
E’ stato il dottor Eugenio Cupaiolo, promotore dell’incontro, a ricordare come “è da tempo che cerchiamo di allertare le istituzioni su quanto ora accadrà, ma nessuno ci ha mai ascoltato. Qui si rischia di negare a migliaia di cittadini il diritto alla salute“. Il provvedimento firmato dal presidente della Regione Chiodi troverà opposizione con un ricorso al Tar predisposto dall’amministrazione comunale di Celenza sul Trigno. In un precedente incontro è stato portato all’attenzione quello che potrebbe essere una soluzione per garantire l’assistenza sanitaria ai cittadini, il cosiddetto Piano Di Giovanni, che però ha lasciato molti perplessi. Durante l’incontro si sono espressi diversi esponenti politici, ognuno dei quali ha cercato di individuare responsabilità su quanto sta per accadere. Le colpe sono ricadute sul governo regionale, sul comitato ristretto dei sindaci che secondo qualcuno avrebbe dovuto opporsi al provvedimento di chiusura.
La voce più forte è quella dei medici, che spiegano come, nell’analizzare la situazione attuale per effettuare i tagli, si siano guardati esclusivamente i numeri. “Un conteggio sul numero degli interventi di una sede non offre una visione della realtà. Avrebbero dovuto chiedere l’opinione di noi medici – ha detto il titolare del servizio di assistenza di Scerni-. Un mese fa abbiamo salvato la vita di un bambino, ma secondo gli standard da rispettare si fanno pochi interventi”. E così viene alla luce la realtà di un servizio dove non c’è neanche il servizio di trasferimento di chiamata attivato se il medico esce dalla sede per andare a visitare un paziente.
A pesare è anche il decreto Balduzzi, che stabilisce il rapporto tra presenza di medici e numero di abitanti in 1 ogni 3.500. Qualcosa di irrealizzabile nel territorio del Vastese, a causa della situazione disastrata della viabilità, situazione confermata dal presidente della provincia Di Giuseppantonio. “Bisognerebbe valutare i tempi di intervento, non il numero degli abitanti“, ha sottolineato il vicesindaco di Palmoli Masciulli.
Si è passati poi per l’assessore Mauro Febbo che ha prima affermato “Chiodi ha sbagliato a firmare il provvedimento, ma il comitato dei Sindaci ha sbagliato a non opporsi”, raccogliendo gli applausi della sala, concludendo con un meno rassicurante “Invece di 7 guardie mediche se ne possono chiudere 6”.
E’ stato il direttore del distretto sanitario di Gissi e Castiglione, Fioravante Di Giovanni, a ricordare come un piano che rappresentava una valida alternativa alle guardie mediche fosse stato elaborato da lui, Caporossi e Di Sebastiano già nel 2006. “Allora c’erano i soldi per poterlo attuare, ma è rimasto fermo lì”. La soluzione sarebbe quella di potenziare il servizio di 118, che oggi è in forte difficoltà, nel territorio. Non è mancata qualche tensione con i medici, chiaramente preoccupati, che vedono avvicinarsi il 31 dicembre come una data x dopo cui non si saprà cosa accadrà.
Ci ha provato l’onorevole Amato a riportare la calma. “Il sistema si regge se gli operatori remano tutti nella stessa direzione. Vedete se questo progetto Di Giovanni può essere fatto funzionare”. Ha poi ricordato come “è vero che siamo il Sud della regione. L’area metropolitana Chieti-Pescara assorbe tante risorse e dovrebbe rendersi conto della gente che vive in montagna. Una necessità è anche quella di condividere le risorse con le aree di confine. A ridosso del Trigno si possono ripartire le spese tra le due regioni, magari inserendo anche un secondo elicottero per il soccorso”.
Dopo l’intervento di Tonino Menna, che ha ribadito la negatività del decreto regionale, con la necessità di trovare prima una soluzione alternativa e poi andare avanti con la chiusura delle guardie mediche, il sindaco di Celenza sul Trigno Venosini, ricordando il ricorso al Tar che il suo comune presenterà, ha detto: “E’ il momento di fare qualcosa di serio, c’è l’occasione storica per fare una cosa nuova. Se ognuno di noi deve rinunciare a qualcosa per il bene del territorio lo deve fare“.
Foto – Incontro a Monteodorisio su chiusura Guardie Mediche
Incontro a Monteodorisio su chiusura Guardie Mediche