“Il mio è fondamentalmente un libro d’amore, un libro di porti aperti e non di muri alzati”. È cosi che Remo Rapino, neo vincitore del Premio Campiello 2020 con “Vita, morte e miracoli di Bonfiglio Liborio”, ha raccontato il suo libro nel primo incontro nella sua Lanciano, stamattina, nella sala “Benito Lanci” della ex Casa di Conversazione.
Una conferenza stampa che si è trasformata in una chiacchierata informale, così com’è lo stesso Rapino, per parlare di letteratura, Lanciano e, ovviamente, del prestigioso riconoscimento ottenuto sabato scorso, in piazza San Marco a Venezia, dal professore frentano.
“Rapino con il suo Liborio sono diventati un caso letterario – ha detto senza nascondere l’emozione il sindaco Mario Pupillo – e così Lanciano dà ancora una volta prova del suo ruolo culturale predominante. E in quest’anno così difficile per tutti, Remo ha dato un bellissimo colore al nostro settembre – ha detto ancora il sindaco – regalandoci un’opera che rimarrà nella storia della letteratura e, ovviamente, della nostra città”.
Parole di stima e ammirazione anche dall’assessore alla Cultura, Marusca Miscia che, insieme a tutta l’amministrazione [mar_dx] ha voluto dedicare un totem in piazza proprio a Rapino, come un grande grazie di tutta la città. “In un anno così strano Rapino ci ha restituito la festa – ha detto la Miscia – e anche sulla scia di questo successo, mi impegno a far sì che Lanciano sia sempre più ‘una città che legge’ e perché no, il prossimo anno, organizzare un festival della piccola editoria”.
Un libro in cui, seppur mai nominata, Lanciano fa da sfondo alla storia di Liborio, quello che a tutti gli effetti può essere definito come il “matto” del paese ma che, nella sua follia, ci vede molto meglio degli altri. Con più sensibilità, umanità e profondità. “Questo vuole essere un personaggio che dà voce a chi non ha voce, agli ultimi, agli emarginati. – ha sottolineato Rapino – E in fondo, più che andare dietro a fonti e documenti, scrivere un libro è ascoltare una voce e lasciarla parlare. Ed è quello che ho fatto io, raccontando di una periferia esistenziale, non solo geografica”.
La periferia di un piccolo centro, come può essere Lanciano, tra mille personaggi, volti e storia che in una grande città, forse, non avrebbero voce. La stessa voce che Rapino s’è portato dietro nei numerosi incontri di cui è stato protagonista fino, appunto, alla vittoria del premio in piazza San Marco in quello che ha definito “un bellissimo viaggio, come Ulisse verso Itaca”. “È stato emozionante essere lì, in mezzo a tanti personaggi famosi, in alberghi bellissimi e con un premio così importante in mano – ha concluso – ma anche lì mi sono sentito spettatore, un po’ alieno, proprio come il mio Liborio. Il momento più bello? Quando lì in piazza San Marco sono rimasto solo col mio premio, a godermi in silenzio e a scattare selfie con chi stava pulendo la piazza. L’emozione di essere solo, anche lì, in un’occasione così prestigiosa, in mezzo agli ultimi”.