Nessun aiuto potrà arrivare dalle telecamere nelle indagini sul rogo scoppiato il 2 giugno scorso all’interno della discarica gestita dalla Cupello Ambiente [LEGGI]. La videosorveglianza ci sarebbe pure, ma non è attiva. A confermarlo a zonalocale.it è il tenente dei carabinieri Luca D’Ambrosio. Le forze dell’ordine al momento non escludono nessuna ipotesi.
La terza vasca del Civeta gestita dal privato è sotto sequestro dal 20 marzo scorso per l’inchiesta della Procura della Repubblica di Vasto. Il giorno dell’incendio ci furono subito dubbi sulle cause scatenanti: la temperatura di quei giorni non era elevata e fino a qualche ora prima era piovuto abbondantemente, difficile credere a un’autocombustione come si pensò per i precedenti episodi del giugno 2018.
“La temperatura di questi rifiuti può essere in taluni casi elevata però se ricorrono tutta una serie di circostanze – dice D’Ambrosio – Ci sono diversi fattori che stiamo valutando come le condizioni climatiche, per ora non escludiamo né l’origine dolosa né quella colposa. Le telecamere ci sono, ma non sono attive, quindi non hanno ripreso quello che è successo. I vigili del fuoco hanno fatto davvero un grande lavoro intervenendo nell’immediato e spegnendo in poche ore il rogo”.
[ant_dx]Proprio un anno fa, dopo il doppio rogo di fine giugno, la società che gestisce la terza vasca, la Cupello Ambiente, si impegnò “installare delle telecamere termiche e istituire un servizio permanente di presidio e vigilanza presso l’area di discarica”, come assicurato all’epoca anche dal commissario Franco Gerardini in una nota alla stampa [LEGGI].
L’argomento telecamere si ripresentò anche il giorno prima del sequestro, il 19 marzo, quando il comitato Difesa del comprensorio vastese e alcuni sindaci si recarono a Pescara per la conferenza dei servizi sulla discarica della Vallecena srl in territorio di Furci. Lo stesso commissario, in risposta ad alcuni membri che parlavano di “eventuali arrivi notturni” nella terza vasca, assicurò la presenza di telecamere h24 che avrebbero registrato ogni tipo d’ingresso.
Ora, le indagini dovranno fare il proprio corso, ma è chiaro che l’ipotesi del dolo per un incendio in una discarica sequestratata dalla magistratura è inquietante, soprattutto considerando che le indagini mirano a stabilire la natura e la qualità di quegli stessi rifiuti andati a fuoco. Sulla vicenda il comitato ha parlato chiaramente di “segnale in stile mafioso” [LEGGI].
Perché quelle telecamere, dopo un anno dai primi incendi, in un sito così sensibile (per giunta ora sotto sequestro), non sono state attivate? Quando entreranno in funzione? Sono le domande che restano aperte sul banco.