Ha emozionato le oltre 200 persone che hanno riempito la platea della pinacoteca di Palazzo d’Avalos. È stata un successo la presentazione a Vasto di Foglietti cari, foglietti belli, il libro scritto da Lilia Cacchione Leone: è il diario di guerra in cui una ragazza abruzzese racconta ciò che ha vissuto durante lo sfollamento, avvenuto negli anni 1943 e 1944, delle popolazioni che risiedevano nell’area attorno alla Linea Gustav.
Luciana Leone, figlia dell’autrice, ha presentato l’evento culturale, cui sono intervenute la professoressa Ida Ieri Di Croce e la studentessa Matilde D’Angiò. Presente anche l’amministrazione comunale, rappresentata dal sindaco, Francesco Menna, che ha rivolto ai partecipanti i saluti istituzionali, e il vice sindaco, Giuseppe Forte. L’appuntamento è stato impreziosito dalla voce di Raffaella Zaccagna, che ha letto passi significativi del libro, e dalle note armonione degli Archi del Mattioli, del Liceo musicale di Vasto, con professori Gerardo Carbone, Vanessa Di Cintio, Alessandra Terra e Guerino Parente. All’organizzazione ha collaborato la professoressa Gabriella Parente.
L’intervista video a Luciana Leone:
IL LIBRO – Siamo a Rocca San Giovanni, in provincia di Chieti. I tedeschi, con la forza delle armi, occupano il paese, soprattutto per la posizione militarmente strategica. Lo sfollamento forzato inizia nella notte fra il 12 e il 13 ottobre 1943. Nello spazio di tre ore, gli abitanti furono costretti ad abbandonare le proprie case per rifugiarsi nelle campagne, in grotte e casolari. Malati maltrattati, uomini rapiti per divenire schiavi, bambini impauriti, donne terrorizzate e, a seguire, tanti episodi drammatici. Una ragazza di soli ventidue anni sente dentro di sé un impulso e un bisogno di raccontare con un animo puro quanto avviene, le sue emozioni, le paure, le speranze, scrivendo i suoi pensieri su foglietti sparsi a cui lei si rivolge come fossero vivi, chiamandoli “Foglietti cari, foglietti belli”, quasi a voler intessere un dialogo affettivo per trarne conforto e sostegno. Quello che sorprende nei racconti è l’immediatezza della lingua parlata, minuziosa e puntuale, ricca di oggettivazioni e sfumature con calzanti analogie. Affidare alla pagina scritta la testimonianza del crimine imperativo categorico per la resurrezione. Lilia non si chiede dove fosse Dio in quei momenti, ma confida in lui e nella Madonna con il rosario stretto in pugno. Si aggrappa alla speranza e al raccoglimento della paura. Nella normalità della testimonianza e della catarsi irrompe l’eccezionalità della scrittura e il racconto si legge tutto di un fiato”.