Questa mattina, nell’aula magna del Liceo Pantini-Pudente di Vasto, si è svolta la presentazione del libro “Noi, gli uomini di Falcone” scritto da Angiolo Pellegrini, capitano della sezione anticrimine dei carabinieri di Palermo nel 1981. Un uomo che ha vissuto gli anni in cui la mafia era forte e la situazione in Sicilia drammatica.
All’incontro ha preso parte anche la dottoressa Maria Falcone, sorella del magistrato Giovanni e presidente della fondazione a lui dedicata che tuttora si occupa di portare avanti nel tempo i suoi ideali. Attraverso una chiamata via Skype la dottoressa interviene e risponde a diverse domande dei ragazzi del pubblico, mostrando una profonda ma elegante discrezione quando si tratta di parlare della morte di Giovanni Falcone. Attimi di commozione quando il Generale Pellegrini si è soffermato su alcuni dettagli dell’omicidio del magistrato Rocco Chinnici e sui ricordi del lavoro insieme a Falcone. L’appello ai giovani: “Ribellatevi. La mafia non si vince solo con la repressione, ma è necessario agire sulla cultura della gente, bisogna creare una società diversa. Studiate.”
Il libro del Generale Pellegrini, edito da Sperling&Kupfer, ricostruisce dall’interno, a ritmo serrato, il periodo più drammatico ed eroico della guerra a Cosa Nostra. Una guerra che, in fondo, erano davvero in pochi a voler vincere.
All’incontro erano presenti anche il sindaco Francesco Menna, il consigliere Luciano Lapenna, il comandante della polizia municipale Giuseppe Del Moro e gli uomini dell’arma della locale stazione.
Poco prima della presentazione siamo riusciti a scambiare due chiacchiere in privato con il Generale, ottenendo qualche risposta più approfondita sulla sua esperienza personale e su quello che i giovani possono fare oggi nella lotta alla mafia.
Cosa ha imparato, nello specifico, dalla sua esperienza?
“Dal pool antimafia ho imparato tanto. Falcone aveva un modo particolare di vedere le cose; aveva un’intelligenza eccezionale e, soprattutto, una condotta morale unica. Falcone faceva il giudice istruttore, ed era capace di farlo, ma era anche capace, alla fine delle sue inchieste, di prendere decisioni che andassero a favore degli imputati. Questa è una cosa importantissima: l’onestà intellettuale. Non bisogna giudicare sulle impressioni, ma solo sui fatti”.
Un consiglio ai giovani che si impegnano alla lotta contro la mafia oggi?
“Non bussate mai alle porte. Perché se bussate alle porte diventate schiavi di queste persone. Se nessuno bussasse più alle porte non ci sarebbero più schiavi, né persone ricattabili. Non bussate. E quando la mattina vi guardate allo specchio comprendiate bene chi siete veramente, non abbiate mai bisogno di indossare una maschera prima di uscire”.