È stato intitolato stamattina largo “Tommaso Saraceni”. Il parcheggio pubblico tra via Vittorio Veneto e via XXIV Maggio da oggi porterà il nome di Saraceni, vastese vittima delle Foibe. Il finanziere in forza alla legione territoriale di Trieste, fu catturato il 2 maggio 1945 dalle truppe titine nella Caserma “Campo Marzio” insieme ad altri commilitoni e deportato in Jugoslavia dove trovò la morte.
Presenti per l’occasione la nipote Teresa Saraceni, il prefetto di Chieti Giacomo Barbato, il comandante regionale della Guardia di Finanza Flavio Aniello, il sindaco Francesco Menna, il geografo Antonio Fares e Marco Di Michele Marisi presidente locale del comitato 10 febbraio.
Nel gennaio 2017, durante l’annuale celebrazione del Giorno del Ricordo nella Camera dei Deputati di Roma, Saraceni è stato insignito dal presidente della Repubblica Sergio Mattarella della medaglia commemorativa in riconoscimento del sacrificio offerto alla patria.
Secondo Teresa Saraceni, giunge a compimento un “percorso di ricordo, di resa di omaggio a una storia dimenticata”, caratterizzata dalla “violenza gratuita”. Poi cita l’ex presidente della Repubblica, Carlo Azeglio Ciampi, che segnò la strada di “un’Europa dei popoli, basata sulla libertà, sulla comprensione, sulla fiducia”.
Una pagina drammatica della storia, quella delle foibe. Macchiata di sangue. Lo sottolinea Marco di Michele Marisi: una vicenda che “non si può non chiamare pulizia etnica” messa in atto dal regime comunista. A migliaia furono massacrati “per il solo fatto di essere italiani”. La cerimonia di oggi è “un omaggio a tutti quelli che persero la vita col tricolore nel cuore”.
“I morti sono tutti uguali”, tuona Antonio Fares. “Non ci sono vittime di serie A e di serie B”.
Il sindaco Menna: “Viene da chiedersi: ha senso, oggi, 74 anni dopo quegli avvenimenti, in un Paese non più ferito da guerre, che può dirsi in pace, commemorare una vicenda atroce ma comunque lontanissima da noi? Ha senso parlare di ‘bisogno della memoria’ quando ciascuno di noi dispone dei mezzi tecnologici più all’avanguardia che – quando ne abbiamo bisogno – possono aiutare la nostra conoscenza? Carissimi, la risposta è proprio in questo ‘avere bisogno della memoria’. Ne abbiamo bisogno sempre, soprattutto quando crediamo che la nostra normalità sia una realtà immutabile, irreversibile, data per scontata; che il passato non possa tornare e che la storia sia definitivamente chiusa alle nostre spalle. La memoria, invece, sfida la ragione proprio per comprendere fino in fondo fin dove l’uomo può essere libero, senza rinnegare la sua umanità. In questo senso la ‘memoria’ è la pietra angolare del nostro futuro”.