“Più volte mi sono occupato della vessata questione della chiusura dei tribunali di Lanciano e Vasto, sia come segretario di ALI sia, ultimamente, come candidato al consiglio regionale”. A dirlo è Antonello Di Campli Finore che bolla come strano il “tempismo” con cui i vari sindaci di sinistra si stia ora interessando al problema.
“La sensazione forte è che si voglia precostituirsi un alibi per l’errore fatto in precedenza da loro governi-amici, su tutti quello di Monti. In più, il gesto appare funzionale anche per attaccare il “nuovo” Governo uscito dalle urne il 4 marzo 2018. – dice Di Campli Finore – Se si lasciasse stare un po’ la “propaganda” e si desse il giusto rilievo al lucido ragionamento, si coglierebbe come l’approccio al problema continua a essere sbagliato. Più volte ho sottolineato la necessità di affrontare la questione da un punto di vista eminentemente legislativo, chiedendo, a gran voce, l’abrogazione della legge che ha, di fatto, riordinato la geografia giudiziaria italiana cancellando diversi tribunali disseminati nel territorio”.
Per Di Campli Finore è questa quindi l’unica strada percorribile, basta convegni e sit-in. “Se i politici occupassero lo stesso tempo che dedicano a queste inutili manifestazioni a sedersi davanti al ministro di Grazia e Giustizia, sollecitandolo a compiere una “revisione” della norma, investendo, poi, il Parlamento per l’approvazione, saremmo tutti più tranquilli. In questa stessa ottica, – prosegue Di Campli Finore – appare inopportuna la decisione del presidente del Consiglio dell’Ordine degli Avvocati di Lanciano di “solidarizzare” con il sindaco di Lanciano in questa battaglia. Intendiamoci: nulla contro le iniziative di “lotta” degli ordini professionali per una decisione ingiusta del Parlamento, ma ci si domanda – accusa – che bisogno c’era di solidarizzare con il proprio sindaco, tanto più che l’intervento di Pupillo è avvenuto ben una settimana dopo del suo collega vastese? Inoltre, il sindaco di Vasto, [mar_dx] esprimeva una vicinanza (questa sì, giusta!) ad un’azione dell’avvocato Pennetta”.
L’inopportunità che Di Campli Finore rileva è sia nei tempi che nei modi. Perché non scegliere il canale istituzionale della Giustizia? Perché non concepire un’azione unitaria con gli altri colleghi abruzzesi e, tramite il COFA, reclamare un incontro con il ministro Bonafede? “Tale lodevole e pregevole battaglia non può connotarsi come una battaglia “politica” – conclude la nota del segretario di Ali – perché va al di là di ogni convinzione ideologica: è il territorio e, in particolare, i cittadini che la invocano”.