Servirà una legge per consentire di riaprire le piante organiche dei Tribunali a rischio chiusura e risolvere, in questo modo, la drammatica carenza di impiegati al Tribunale di Vasto.
È questa l’unica strada percorribile per evitare la paralisi dell’attività giudiziaria nell’Abruzzo meridionale. È la soluzione emersa dal vertice di Roma.
Al Ministero della Giustizia, il presidente del Tribunale, Bruno Giangiacomo, il procuratore capo, Giampiero Di Florio, il presidente dell’Ordine degli avvocati, Vittorio Melone, la presidente della Corte d’appello dell’Aquila, Fabrizia Ida Francabandera, il procuratore generale della Corte d’appello, Pietro Mennini, si sono confrontati con il capo di gabinetto del Ministero, Fulvio Baldi, il capo del Dipartimento dell’amministrazione giudiziaria, del personale e dei servizi, Barbara Fabbrini, il capo della segreteria del ministro Bonafede, Tommaso Salvadori, e il direttore generale del personale e della formazione del Dipartimento dell’organizzazione giudiziaria, Alessandro Leopizzi.
“Siamo stati convocati per la gravità della situazione in cui versano gli uffici giudiziari di Vasto”, racconta Melone. “L’incontro di oggi deriva dal precedente, che si è tenuto il 6 febbraio, tra i dirigenti ministeriali e il procuratore generale della Corte d’appello dell’Aquila, Pietro Mennini, sulla situazione dei quattro Tribunali abruzzesi soppressi e prorogati”, quelli di Vasto, Lanciano, Avezzano e Sulmona.
[mic_sx] I più importanti funzionari del dicastero di via Arenula “hanno deciso – spiega Melone – di convocarci per spiegarci che il problema è tecnico perché, stante lasituazione attuale, derivata dalla riforma della geografia giudiziaria, il palazzo di giustizia di Vasto non rimarrà aperto per cinque anni, salvo che la politica non decida di accogliere le nostre proposte sulla salvezza dei Tribunali abruzzesi. Esiste una norma del contratto nazionale degli impiegati che prevede, per i neo assunti, la permanenza per cinque anni nella sede di prima assegnazione. Per superare questa regola, serve una deroga normativa che consenta la riapertura temporanea delle graduatorie, perché va garantita l’efficienza dell’ufficio giudiziario. Un’altra strada è quella di introdurre nel contratto nazionale una clausola finalizzata a inviare al Tribunale accorpato il personale che verrà assunto per il Tribunale accorpante”: nel caso specifico, destinare a Vasto i nuovi impiegati assegnati a Chieti.
Le toghe vastesi incroceranno le braccia: “Quando – racconta il presidente dell’Ordine forense – il procuratore Mennini mi ha chiesto di revocare lo sciopero, ho risposto che la giornata di astensione è confermata, perché finalizzata alla salvaguardia del Tribunale di Vasto. Chiederemo alla politica di prendere posizione, non solo riguardo alla norma per il rispristino del personale necessario, che va calendarizzata in Parlamento, ma anche per il futuro della sede giudiziaria di Vasto, su cui, naturalmente, i tecnici del Ministero non hanno potuto esprimersi, visto che la decisione sulla salvezza o la chiusura dei Tribunali spetta alla politica. Per questo confermiamo la giornata si astensione: perché i rappresentanti politici ci dicano cosa intendano fare per il Tribunale di Vasto. Il problema va risolto al più presto e non nel 2021, perché tra 15 mesi la Procura deve sapere in quale sede giudiziaria dovrà calendarizzare i processi. Di conseguenza, entro quest’anno la politica deve decidere”.