Premessa
“La giornata internazionale delle donne” è stata una delle più grandi e belle conquiste del caro Novecento. Nell’agosto 1907, durante un Congresso Internazionale a Stoccarda, fu discussa per la prima volta la “questione femminile” e il diritto di voto per le donne: questa fu la prima delle tante tappe che hanno visto il genere femminile perno delle rivendicazioni egualitarie in tutto il mondo.
La data-simbolo di questa ricorrenza è stata istituita nel lontano 1917, quando, l’ 8 marzo del suddetto anno, le donne scesero in piazza a San Pietroburgo per chiedere la fine della guerra: 3 anni dopo quest’evento, una conferenza tenuta a Mosca stabilisce l’8 marzo come la Giornata internazionale dell’operaia.
Da allora, rivendicazioni e parità di diritti hanno dato consapevolezza e forza all’universo femminile, testimonianze che restano indelebili nel panorama della cultura mondiale, ma che ancora oggi lasciano strascichi di squilibrio sociale.
L’amore per la patria: il senso di umanità
L’argomento che decido di trattare affronta una delle più splendide ed emozionanti dimostrazioni della grandezza dell’essere umano. Il tema è intenso, patetico (nell’accezione di παθος, di partecipazione emotiva), sviscera tutte le contraddizioni del nostro vivere e trova alla fine un piccolo barlume di luce, che irradierà per sempre la nostra storia. “Il resto di niente” è un romanzo storico di Enzo Striano, che racconta la vita di Eleonora de Fonseca Pimentel, patriota e intellettuale durante la Rivoluzione Napoletana del 1799. Questo è il simbolo personale della lotta contro ogni forma di ingiustizia e di violenza.
“Nata marchesa, muoio rivoluzionaria”
La vita di Lenòr è stata da sempre ricca di amore per la cultura: sin dalla giovane età, questo “piccolo prodigio” cominciò a tessere componimenti, scrivere poesie. A soli sedici anni viene ammessa all’interno dell’Accademia dell’Arcadia, dove intraprese una sincera e profonda amicizia con Pietro Metastasio, uno dei più grandi letterati dell’ambiente napoletano, che rimase stupito dalla bravura della ragazza.
Oltre alla sua vita letteraria, intenso fu anche il suo impegno politico a fianco della Repubblica Napoletana: accusata più volte di aver tentato la via della rivoluzione per la libertà del popolo napoletano, fu imprigionata, per poi essere liberata all’alba del 22 gennaio 1799, guidando i patrioti locali all’instaurazione della Repubblica Napoletana. La giovane eroina diventò direttrice di un giornale periodico, il “Monitore Napoletano”, unico organo di stampa ufficiale dell’intera attività di governo.
Donna di grande forza d’animo e con una cultura sterminata, impiegò la sua vita a diffondere nel popolo gli ideali repubblicani, sacrificando se stessa in nome della libertà e dell’uguaglianza. Nonostante questo, la durata della “radiosa” Repubblica Napoletana fu molto breve e una promessa di grazia non mantenuta la condannò alla prigionia e alla fatale condanna a morte.
[ads_dx]Gli ultimi attimi: il piacere del ricordo
Ma allora cos’è che resta di questo racconto? La nostra Eleonora, sul patibolo in Piazza Mercato, trovò ancora la forza di pronunciare una frase, sigillo della sua vita, simbolo del suo vissuto: “Forsan et haec olim meminisse iuvabit” (“Forse un giorno ci farà piacere ricordare queste cose”). Come Enea, che nell’Eneide virgiliana infondeva coraggio ai suoi compagni con queste parole appena citate, così la giovane patriota napoletana espresse fino alla fine dei suoi giorni un pensiero coerente con i propri ideali, un monito per il suo popolo: il desiderio di non arrendersi mai di fronte ad ogni sorta di crimine, di disumanità, di morte.
Ora, come sempre, è una testimonianza della storia a fornire una lezione per i giorni nostri. Il ricordo degli eventi vissuti diventa “scuola” di vita per le nostre e per le future generazioni, con l’attenzione a cogliere, dietro il sottile velo delle apparenze, la nuda realtà, l’esempio per le nostre azioni.
La Giornata internazionale delle Donne rappresenta proprio lo spirito di Lenòr: simboleggia il ricordo del passato, delle conquiste, ma anche dei soprusi che non vanno mai dimenticati. Ogni giorno deve essere utile a ricordare come qualsiasi forma di barbara brutalità sia ingiusta, da punire giuridicamente e condannare moralmente. L’uomo diventa, purtroppo, una minaccia da combattere e ogni suo tentativo violento va arrestato ogni giorno, per sempre.
Il romanzo di Striano termina con una frase amara, a tratti drammatica: “Vi alitavano savia comprensione, indifferenza gentile, meglio ancora supremo senso della vita, in equilibrio fra pietà e disincanto. Tutto (dal grande e nobile, al futile e meschino) acquistava preziosità inestimabile ma, al tempo stesso, non valeva nulla”.
È vero che a Lenòr non “resta niente” della sua vita, ma alla fine interessa cosa rimane a noi del suo ricordo, del suo coraggio, del suo desiderio di combattere per le proprie idee, di essere un barlume di luce in mezzo a tanta, troppa oscurità.
Le persone passano, ma gli ideali restano: non si nasce donne, si diventa.
Buona Festa della Donna, quella vera.
Sergio Mucci