È Frontiera di Alessandro Di Gregorio il vincitore del David di Donatello per il miglior cortometraggio. Questa mattina sono state annunciate le cinquine dei candidati per i premi del cinema italiano ed è stato assegnato il riconoscimento per la sezione cortometraggi che, quest’anno, ha visto 362 opere in gara con 72 corti selezionati per le nomination. La giuria, presieduta da Andrea Piersanti e composta da Giada Calabria, Leonardo Diberti, Paolo Fondato, Elisabetta Lodoli, Enrico Magrelli, Lamberto Mancini, Mario Mazzetti, Paolo Mereghetti, ha attentamente visionato le opere giungendo poi ai cinque finalisti. E, tra questi, il cortometraggio diretto dal vastese Alessandro Di Gregorio, scritto da Ezio Abbate e interpretato da Fiorenzo Madonna e Bruno Orlando.
Il corto è stato girato a Lampedusa e racconta una storia quanto mai attuale. “Sul ponte di un traghetto diretto a Lampedusa ci sono un adolescente al primo giorno di lavoro da necroforo e un ragazzo alla prima missione da sommozzatore – si legge nella sinossi – . Non si conoscono ma è solo una questione di tempo perché la nave sta attraccando e dal momento in cui metteranno piede su quell’isola che ora gli si staglia davanti, assolata e brulla come un deserto messicano, le loro vite cambieranno per sempre. Uno recupera dovrà recuperare i corpi dei naufraghi, l’altro li dovrà seppellire. Come una sorta di balletto tra la vita e la morte, tra l’innocenza e la sua perdita, tra l’inizio e la fine. Un film drammatico con un finale che, in maniera imprevedibile, restituisce speranza. Perché nel mezzo di una tragedia, la vita è e deve essere sempre più forte della morte”.
[ads_dx]Alessandro Di Gregorio, dopo la maturità conseguita a Vasto, ha scelto Roma per i suoi studi. “Dopo aver frequentato un corso per regista – racconta – ho avuto la possibilità di lavorare ad una fiction Rai come assistente di regia. Da lì ho iniziato un bel percorso lavorando come assistente regista e aiuto regista, anche nel campo pubblicitario”. Parallelamente ha iniziato a girare una serie di documentari – tra questi da ricordare 8744 o “Per chi suona la campanella” [GUARDA] – tutti andati in onda su diversi canali. Nel suo percorso il regista vastese ha incontrato lo sceneggiatore Ezio Abbate – tra gli sceneggiatori di Suburra e diverse serie per Netflix – “che mi ha sempre spinto a fare qualcosa insieme”.
Lo spunto è venuto dal naufragio di Lampedusa del 3 ottobre 2013. Un articolo di Attilio Bolzoni, che raccontava quell’episodio dal punto di vista di un sommozzatore e di un necroforo, è stata la scintilla che ha fatto iniziare il percorso del corto. “Abbiamo avuto una produzione – Kavac film – che ha creduto in noi e in me che ero un regista poco conosciuto. Ne è venuto fuori un corto di 15 minuti, completamente muto, che racconta una storia senza fare della retorica”. Il lavoro è stato presentato a Venezia, nella 33ª Settimana della critica, e poi scelto tra i cinque candidati al David di Donatello ottenendo una meritata vittoria.
Questa mattina l’annuncio della vittoria che ha riempito di gioia Di Gregorio e tutto il team di lavoro. Il 27 marzo, in occasione della cerimonia ufficiale che andrà in onda su Rai Uno, il regista vastese riceverà la meritata statuetta. “Per il futuro ci sono diversi progetti che vedranno ancora la collaborazione con Ezio Abbate. E poi continuerò a lavorare con il team di Nientestorie, un percorso portato avanti con Panfilo D’Ercole e Nicola Sammartino, insieme a Renata Salvatore che si occupa del montaggio. È un gruppo di lavoro che vuole raccontare la nostra terra. Proprio in questi giorni stiamo sviluppando un progetto interessante con SlowFood”. In Frontiera c’è anche un’altra presenza vastese. “Nel corto – racconta Di Gregorio – è inserito un brano di Woken Bemo, (nome d’arte di Brando Monforte), C’è chi vive illudendosi [ASCOLTA]. Anche lui, che è molto bravo, fa parte del gruppo dei vincitori”.
Questa mattina, nel corso della conferenza stampa di annuncio dei vincitori, Di Gregorio ha voluto “dedicare questo premio a tutti quelli che ogni giorni cercano di attraversare una frontiera, a tutti quelli che ce l’hanno fatta e tutti quelli che purtroppo non ce l’hanno fatta. Alessandro Leogrande scriveva che frontiera per molti è sinonimo di impazienza, per altri di terrore, per altri ancora coincide con gli argini di un fortino che si vuole difendere.
Per me le frontiere non sono altro che delle linee immaginarie disegnate su una cartina geografica. Anche se molti cercano di renderle reali innalzando muri o chiudendo porti, io penso che il problema più grande siano le frontiere mentali che stanno cercando di alzare tra di noi, tra gli esseri umani. Secondo me sono quelle le vere barriere che bisogna abbattere. Penso non esista e non sia mai esistita un’emergenza migranti, penso che l’unica emergenza è umanitaria, un’emergenza di persone che ogni giorno muoiono in mare cercando di attraversare una frontiera immaginaria”.
Frontiera è online su RaiPlay [GUARDA] e domani, 20 febbraio, sarà trasmesso su RaiMovie dopo il programma MovieMag.