Gli effetti del mercato auto che viaggia con il freno a mano tirato potrebbero riflettersi anche sulla Pilkington di San Salvo e sulle due fabbriche-satellite, Primo e Bravo.
Ieri, sindacati e azienda si sono incontrati per fare soprattutto il punto sul piano industriale approvato la scorsa estate e che quest’anno dovrà entrare a regime per garantire un futuro più tranquillo al gruppo che occupa circa 2.500 persone in tre fabbriche.
Gli occhi sono tutti puntati sulle conseguenze del picco al ribasso del 7% del mercato rispetto all’ultimo trimestre 2018. Tra le ragioni della discesa si sarebbe anche il previsto passaggio all’auto elettrica che starebbe rallentando gli acquisti in attesa dei nuovi modelli.
La Pilkington è già pronta alla nuova sfida, si è aggiudicata le commesse per lunotti e parabrezza per le nuove Fiat 500 elettriche grazie proprio all’implementazione di un forno e al potenziamento di alcune lavorazioni prima in sofferenza nei confronti della concorrenza interna al gruppo; dallo stabilimento sansalvese usciranno anche i parabrezza ultraleggeri. In entrambi i casi per godere dei primi passi in avanti del piano industriale bisognerà attendere segnali incoraggianti dal mercato auto globale.
Indicazioni sulle intenzioni della multinazionale arriveranno già nella giornata di oggi dopo l’incontro tra il presidente Graziano Marcovecchio e il board della Nippon Sheet Glass.
“Attendiamo di essere riconvocati – dice Emilio Di Cola della Filctem Cgil – ma al tavolo di ieri siamo stati chiari: sugli investimenti previsti dal piano industriale non arretreremo di un passo, da nove anni ormai facciamo uso degli ammortizzatori sociali”. Prima della fine dell’anno, la Pilkington ha ottenuto l’accesso a un altro anno di cassa integrazione dopo la recente fine dei contratti di solidarietà.
[ant_dx]Oltre al mercato globale, sul sito sansalvese potrebbero sentirsi i riflessi della forte crisi della Ford; è notizia di qualche giorno fa della chiusura di un altro stabilimento. La casa automobilistica statunitense è tra i principali committenti della Primo che, proprio per questo, nel periodo natalizio si è fermata a lungo.
Nello stesso settore, quello delle terze lavorazioni, potrebbero sentirsi le conseguenze degli investimenti dei cinesi della Fuyao Glass nel grande stabilimento tedesco già favorito dalla vicinanza alle principali case automobilistiche.
Per quanto riguarda, infine, il capitolo esuberi, nella fabbrica principale ne restano 87; oltre al reimpiego in lavorazioni che prima erano esterne, si studia l’eventuale effetto che avrebbe la cosiddetta “quota 100”, senza dimenticare la battaglia per inserire l’attività Pilkington tra i lavori usuranti.