“Ci sentiamo traditi dallo Stato”. È la reazione di Mario Tinari alla notizia del nuovo filone d’indagine sulla tragedia dell’Hotel Rigopiano.
Nei confronti di sette persone la Procura di Pescara ipotizza il reato di depistaggio. L’inchiesta riguarda una richiesta di soccorso giunta alla Prefettura prima della valanga che, il 18 gennaio 2017, si è staccata da Monte Siella e ha sommerso l’albergo di Farindola, causando la morte di 29 persone.
Mario Tinari è il papà di Jessica, la ragazza di Vasto morta a 24 anni sotto le macerie insieme al fidanzato, Marco Tanda, ventincinquenne marchigiano primo pilota della Ryanair. “Il fatto – sottolinea Tinari – che quasi tutti gli indagati di questa ulteriore inchiesta appartengano al personale della Prefettura ci fa più rabbia. Ci sentiamo traditi dallo Stato.
Abbiamo appreso questa notizia dagli avvocati. C’era stato anche un esposto, in cui si chiedeva alla Procura di accertare perché dal brogliaccio fosse sparita una telefonata mattutina di richiesta d’aiuto in cui si riferiva che i clienti dell’albergo avevano paura delle scosse di terremoto di quelle ore.
Un esposto su cui la magistratura ha subito indagato. I magistrati ce lo assicuravano, dicendoci che si sarebbero presi più tempo perché volevano vagliare ogni segnalazione. Ieri abbiamo appreso la notizia dai nostri avvocati. La rabbia aumenta. Perché – chiede Tinari – è sparita quella telefonata? C’era qualcuno che voleva occultarla?”.