“L’ho chiamata PanciArte. Per me, è la massima espressione artistica”. A Lucia Smargiassi tele, pareti e stoffe non bastavano più. Lo scorso anno ha cominciato a dipingere i pancioni delle future mamme. “E’ un’emozione fortissima”. Trentuno anni, educatrice, racconta a Zonalocale la sua passione.
Lucia, quando hai scoperto l’inclinazione per la pittura?
“Da bambina dipingevo con colori a tempera, pastelli, acquerelli. Avevo 3-4 anni. Mi regalarono un album ed ero felicissima, disegnavo per ore. Alle scuole medie mi appassionai all’arte grazie alla professoressa Buchicchio, che ci portò a dipingere dal vivo a Punta Aderci. Quel disegno a tempera ce l’ho ancora. Fu così che scelsi l’Istiuto d’arte. All’inizio disegnavo quello che mi capitava. Copiavo le opere d’arte. Per un periodo, sono stata attratta dalle immagini sacre. Su una parete della mia camera ho dipinto un angelo di un metro per settanta. Poi gli amici hanno iniziato a chiedermi di dipingere le stoffe (tende, lenzuola, maglie), ma anche le loro camere da letto. Una decina d’anni fa, ho dipinto anche una parete del pub di piazza Caprioli.
Poi ho mollato. Ho vissuto un periodo in cui mi sembrava una perdita di tempo. Dipingevo solo se me lo chiedevano, mai di mia inizativa, perché non provavo più piacere nel farlo.
Quattro-cinque anni fa è scoccata di nuovo la scintilla dopo che una persona ha visto un mio disegno ed è rimasta estasiata. Ho ricominciato realizzando soggetti astratti: quello che pensavo lo buttavo sulla tela. Soprattutto nei momenti di tristezza, mi ha dato benessere e mi ha fatto molto piacere che alcune persone siano riuscite, guardando quei quadri, a cogliere il mio stato d’animo. L’anno scorso, nel periodo natalizio, alcune mie tele sono state esposte, insieme alle opere di Umberto Di Cicco, nell’ex Istituto d’arte di via Roma”.
Com’è nata l’idea di dipingere i pancioni delle donne incinte?
[mic_dx] “A chiedermelo è stata una mia collega, Cinzia, che aveva visto dei pancioni decorati, si è fidata di me e mi ha spinta a provare. A dire la verità, non mi sentivo sicura, ma lei mi ha dato fiducia e ho provato. Non avevo i colori, allora ho usato la digitopittura che facciamo usare ai bambini. Questa passione mi è servita molto nel mio lavoro. Sul pancione di Cinzia ho disegnato una cicogna su uno sfondo blu. Ho fatto tutto col pennello, a partire dai contorni. E’ stato emozionante. Ho sempre disegnato su supporti morti cui dare vita: legno, tela, parete, stoffa; è lì che butti una parte di te. La pancia, invece, è più viva di te che dipingi, è viva a doppio. Sai che lì sotto c’è un essere che, ad ogni pennellata, inizia a scalciare. Un’emozione grandissima. Difficile spiegare cosa significhi pennellare e sentire che lì sotto c’è la vita.
Un’esperienza che ho voluto ripetere: ho dipinto un orsetto sulla pancia di mia cognata Vittoria. E’ stata una mia iniziativa, ho organizzato una festa. Vittoria non aveva mai sentito muoversi la piccola Alessia nella pancia. Mentre dipingevo, ha iniziato a scalciare per la prima volta. Si è fatta sentire dopo le mie pennellate.
Quindi, una ventina di giorni fa, un’amica, Cristina, mi ha invitato a casa sua. E’ in attesa del suo secondo bambino. Ho disegnato sulla sua pancia un elefantino, vicino al quale c’è l’impronta della mano di Daniele, il suo primo figlio, che ha 4 anni”.
Questa forma di creatività ha un nome?
“Non so se ha un nome. Io l’ho chiamata PanciArte. Per me, è la massima espressione artistica. Senti il bambino che interagisce con te. Sulla tela butti te stessa. Sulla pancia dipingi con la collaborazione di una piccola vita”.