Addio sogni di gloria. Era l’atto più atteso per trasformare in realtà anni di annunci e tira e molla e, invece, nero su bianco la Regione ha scritto – nuovamente, visto che le speranze erano riposte nell’integrazione al precedente documento – che l’emodinamica al “San Pio da Pietrelcina” non ci sarà.
LA DELIBERA – È quanto si legge nel testo integrativo per il riordino della rete ospedaliera allegato alle recente delibera regionale n. 824. “La Regione Abruzzo – si legge a pagina 60 – programma il nuovo assetto della rete cardiologica con centri Hub con emodinamica localizzati a Chieti, Pescara, Teramo e L’Aquila e con un servizio distaccato ad Avezzano. Centri Spoke con Cardiologia e Utic (Unità di Terapia Intensiva Cardiologica) a Sulmona, Lanciano, Vasto e Giulianova”.
Le sale emodinamiche (nelle strutture pubbliche) passano quindi da 2 a 5, ma con un grande vuoto lasciato nel sud della regione. La riorganizzazione sanitaria ha infatti un po’ rialzato la linea Gustav con la prima struttura idonea a Chieti, il “SS. Annunziata”; a una manciata di chilometri c’è poi il “Santo Spirito” di Pescara.
Eppure la Regione è ben consapevole che della differenza di chilometraggio e tempi di percorrenza dei nostri comuni. È infatti la cartina allegata al documento (qui rielaborata mantenendo inalterati i dati su km e tempi di percorrenza) a rendere immediatamente l’idea: le località dell’Alto Vastese sono le più lontane da una sala emodinamica. Il caso limite è rappresentato da Castiglione Messer Marino (103 chilometri), da qui il tempo stimato per arrivare nel capoluogo di provincia è di 1 ora e 37 minuti, ovviamente senza considerare le strade interrotte da frane, quelle ridotte a mulattiere o i muri di neve dell’inverno altrimenti si supererebbero le due ore (la distanza con i centri molisani attrezzati si diffenzia di poco). Castiglione è solo un esempio, basti pensare a Schiavi d’Abruzzo, Torrebruna, Carunchio, Montazzoli ecc.: tempo prezioso quando si deve intervenire su un infarto [LEGGI].
Le altre emodinamiche si trovano al “San Salvatore” dell’Aquila, al “Mazzini” di Teramo e al “SS. Filippo e Nicola” di Avezzano.
[ant_dx]I NUMERI – Il nodo che alla fine ha prevalso è stato quello ben noto del bacino d’utenza: impossibile per il Vastese raggiungere le 300mila unità previste. Un ostacolo che l’assessore alla Sanità Silvio Paolucci e il sindaco di Vasto, Francesco Menna, cercarono di superare con il jolly, l’annuncio a sorpresa del febbraio 2018 insieme al direttore Asl Flacco e al direttore del dipartimento Salute Muraglia, a un mese dal voto: “Intesa con il Molise per raggiungere i criteri ministeriali e portare a Vasto un servizio utile a entrambe le popolazioni, ringraziamo il presidente Frattura che ha creduto nel progetto” [LEGGI].
Un mese dopo, il governatore uscente molisano del centrosinistra, Frattura, sempre a Vasto, ridimensionava quell’affermazione che sapeva di patto già sottoscritto: “L’accordo di confine per noi è alla valutazione con i soggetti protagonisti della sanità molisana, poi passerà al tavolo tecnico” [L’INTERVISTA]. A maggio alla guida del Molise è subentrato Toma (Forza Italia) e di quell’intesa non s’è saputo più nulla fino alla delibera regionale: a Vasto l’emodinamica non è prevista nel riordino con buona pace di comitati e commissioni speciali.