L’accaduto, quale fatto di cronaca, è ormai noto. Roma, quartiere San Lorenzo, uno stabile abbandonato, una ragazza sedicenne drogata, stuprata, uccisa.
Desireée non è stata rapita, è andata volontariamente in quel luogo, chissà se per la prima volta. Per lei, così come per altri ragazzi e ragazze, probabilmente, era ritenuto normale frequentare un posto considerato alternativo in una città che certo può offrire ben altro. Non ha avvertito pericolo e la soglia di attenzione non le ha suggerito di tutelare la sua persona. Vie e piazze del quartiere San Lorenzo, specie dall’imbrunire, sono luoghi di riunione e di incontro. Il “socializzare” dei giovani, però, non è accompagnato da passatempi quali sorseggiare un aperitivo, disquisire di avvenimenti sportivi, dei fatti del giorno o di progetti di vita, espressioni “borghesi” di una comune convivenza, ma, al contrario, da atteggiamenti a questi avversi, lasciando così spazio all’interesse per le vie di fuga da una realtà a cui non sentono di appartenere.
Un luogo di catarsi il quartiere San Lorenzo, un microcosmo in cui tutto diventa lecito, dall’ubriacarsi al vomitare, dal picchiarsi nelle risse al drogarsi, fino a stuprare, fino ad uccidere. Un piccolo mondo ai confini dalla realtà? No, un luogo reale, vissuto da persone vere e non da umanoidi.
Una condizione oscura che, solo oggi che giunge all’apice della consapevolezza nazionale, indigna ed esaspera.
Il quartiere San Lorenzo di Roma, però, non è stato oggetto, all’improvviso, dell’attenzione di truppe di occupazione aliene né è verosimile arrivare a considerarla, oggi, location per scene di film alla “Justice League”, laddove i supereroi uniti combattono le forze del male, o alla “Apocalypse Now”, con i lanciafiamme dagli elicotteri. Ruspe e repressione non sradicano la subcultura di una società decadente, possono essere considerati interventi di conseguente reazione alla comune esasperazione ma non servono ad invertire la tendenza di un profondo declino sociale; per fare la qual cosa, occorre ben altro in termini di controrivoluzione culturale.
Ho vissuto nel quartiere San Lorenzo i miei anni universitari con alcuni cari amici concittadini, “La Sapienza” era ed è a due passi. Ricordo l’odore acre dei lacrimogeni, lo sgattaiolare dei militanti di “Autonomia Operaia” o di altri raggruppamenti extraparlamentari dalle loro sedi di Via dei Volsci, cuore del quartiere. Da lì partivano i vari raid, con al seguito bulloni, bastoni, chiavi inglesi e molotov.
Oggi, in quel medesimo quartiere di degrado, in quegli stessi stabili “occupati” e strade di paura, una ragazza 16enne viene violentata e uccisa nei luoghi di spaccio e ritrovo dei tossici. Non è un caso, non può essere un caso! E’ la triste alterazione di una generazione persa, italiana o extracomunitaria che sia, è la conseguente mutazione in un “brodo di coltura”.
Desirée, desiderata, “venuta alla luce con amore”. Sedici anni, l’età in cui si vivono i luoghi della propria fantasia, della libertà e della serenità, l’età in cui ci si sente felicemente diversi fino a quando, violentemente, si è risucchiati dal mondo reale, a volte mortale.