Si spopolano ed impoveriscono di attività i paesi del nostro entroterra e, come loro, si spopola ed impoverisce il Centro storico di Vasto. Una involuzione che appare, ormai da anni irrefrenabile. Nel primo caso, per lo più le ragioni sono da addebitare all’emigrazione dei giovani verso realtà che permettano loro una migliore realizzazione di vita o la crescente difficoltà nei collegamenti, nel secondo caso, nonostante sia stata anche Vasto a beneficiare di quella emigrazione, le ragioni sono invece tutte endemiche.
Vasto, cittadina in espansione, seconda nella provincia per numero di abitanti, soffre moltissimo dell’impoverimento residenziale ed economico del suo Centro storico. Non sarebbe corretto attribuirne le ragioni alla fatalità e così crogiolarsi nel mezzo gaudio proprio del mal comune ad altre cittadine, questo trend, nella sua accelerazione, ha motivazioni amministrative che partono da un passato non molto lontano (Piano Regolatore del 1998) e, al tempo stesso, ha ragioni che risiedono nella perdita di riferimenti culturali propri ad un sentimento di appartenenza a comuni radici.
Gli effetti sono oggi conosciuti da tutti: una compromessa vivibilità, la cessazione di più attività commerciali, il verificarsi di atti vandalici, la conseguente scarsa appetibilità delle abitazioni, per questo affittate a canoni bassi e non certo ad una primaria clientela, ed addirittura fenomeni di abusivismo.
Indubbiamente, esistono motivi oggettivi che rendono difficoltosi interventi in grado di porre freni al fenomeno ma, al tempo stesso, quel poco che si è sperimentato non ha sortito effetti.
La tipologia edilizia del Centro storico, caratterizzata da case su più livelli di scarsa dimensione e poco illuminate, è di ostacolo ad una comoda abitabilità e neanche, al tempo, il tanto decantato Piano particolareggiato del Centro storico, la cui redazione fu affidata nel maggio del 2008, conteneva misure tese ad incentivare il recupero del patrimonio edilizio esistente.
Già, il Piano Cervellati, quello che fu presentato “nella splendida cornice della Pinacoteca di Palazzo d’Avalos” e fu preceduto dal gran battage pubblicitario che mosse ad interesse i tecnici professionisti della città, desiderosi di conoscere i risultati dell’attività prodotta dai redigenti. All’epoca, ci fu chi disse: “Per Vasto è una giornata importante. Finalmente avviamo un percorso di recupero del Centro storico di Vasto, città d’arte e di cultura che ad oggi non ha ancora un piano particolareggiato di recupero del centro storico”. Ed ancora: “E’ un punto di partenza che, in futuro, produrrà effetti positivi sul tessuto sociale. Mi preme sottolineare che il centro storico della nostra città, così importante e ricco di testimonianze di tante epoche, attendeva da anni un Piano di recupero, strumento fondamentale per una profonda valorizzazione del tessuto urbano”.
Il Piano stesso restò inattuato, minato, tra l’altro, dalle successive “Osservazioni” dello stesso progettista che, in sede di approvazione, così si espresse: “Il perimetro del Centro storico non corrisponde a quello progettato e consegnato all’Amministrazione comunale. L’ingiustificata modifica del perimetro altera gli obiettivi e i contenuti del piano isolando la parte storica dal quadro urbano complessivo e ne annulla l’efficacia”. Ed ancora: “La scelta fatta dal Consiglio lede un lavoro svolto con passione e, credo, competenza. Una scelta che inficia la dignità professionale, oltre a essere non legittima”. Infine: ”L’intervento arbitrario dell’Amministrazione comunale inficia (e ridicolizza) il lavoro svolto. Così stravolto il Piano perde di qualsiasi significato politico e culturale e finirà per essere messo in un cassetto come lo fu l’altro elaborato negli anni ‘80”.
Nel 2011, si registrò l’accorato appello degli esercenti le attività commerciali del Centro storico, teso a chiedere interventi per la rivitalizzazione dell’intera area. 100 operatori sottoscrissero un documento in cui si denunciava un forte calo di vendite e la possibilità della chiusura di più attività, con la conseguente perdita di posti di lavoro: nuovi centri commerciali e spopolamento residenziale tra le maggiori cause.
Passano gli anni, la situazione non certo migliora e la chiusura di attività storiche continua. Eppure, il Centro storico di Vasto è tra i più belli e ricchi di patrimonio storico-culturale in Abruzzo.
Pensiamo sia ancora possibile porre mano per invertire la tendenza ed è a tale scopo che ci si permette di indicare alcuni interventi.
Si prevedano incentivi da attuare mediante sgravi sugli oneri di urbanizzazione o contributi in conto interesse ai proprietari che ristrutturano o recuperano il patrimonio edilizio esistente; si conceda una minima premialità di cubatura nelle ristrutturazioni e nei recuperi.
Si elabori un pacchetto di sgravi fiscali su Tari, Tosap, Imposta sulla pubblicità, da concedere ai cittadini che intendono aprire nuove attività nel Centro storico.
Si riduca del 50% il costo degli stalli a pagamento al fine di favorire la sosta e l’accessibilità nel Centro storico, si esegua un censimento delle case sfitte e si incentivi la nuova residenzialità calmierando i Tributi comunali, si potenzi la pubblica illuminazione, si proceda alla messa in sicurezza e disinfestazione nelle zone particolarmente esposte a fenomeni di degrado.
Dover assistere alla perdita di interesse per il cuore della propria città, dover riscontrare la scarsa quotidiana frequentazione dei luoghi di vita in cui tante generazioni hanno consumato i propri anni, dover verificare come non abbiano più importanza i riferimenti storici, culturali ed ambientali di luoghi di grande ed antico significato, vuol dire, per tutta la Comunità, essere costretti a prendere atto di quanto il valore dell’Appartenenza non abbia più significato, vuol dire dover prendere atto di come si sia perso il rispetto per la città ed anche per sé stessi.